GR0133004177

Il codice GR0133004177 si riferisce ai titoli di stato greci in scadenza il venti marzo 2026. Se volessi acquistarne mezzo milione di euro (pre-condizione: possedere mezzo milione e non millecentoundici euro), basterebbe accedere al sito della mia banca, fare qualche click qua e là fino ad arrivare a questa pagina:

infine cliccare sul bottone “Compra” in basso.

Il prezzo a cui vengono commerciati questi oggetti è determinato dal mercato mobiliare (vedi dizionario filosofico alla voce trasparenza); il fatto che adesso siano disponibili con uno sconto allettante del 70% ovvero un rendimento altissimo indica che il mercato considera poco affidabile la Grecia.

Se desiderassi (e potessi) procedere, la transazione avverrebbe in pochi secondi, a distanza, senza richiedere la mia presenza, senza stampare alcun foglio di carta e senza coinvolgere un pubblico funzionario per garantire la validità del contratto. L’atto è pubblico nel senso che esiste un ente di diritto privato (la banca) che di fatto esercita la funzione pubblica di tenere il registro dei proprietari dei titoli, e del valore attuale di questi titoli, aggiornato in tempo reale.

Ciò è di importanza capitale (!) di questi tempi: nel momento in cui si parla di introdurre una tassa sul patrimonio, nel caso in cui questa tassa venisse applicata sul patrimonio mobiliare, è evidente che disporre di un tale registro permetterebbe di garantirne senza errori l’efficacia e l’equità.

Ma l’intenzione sembra essere quella di introdurre una tassa sul patrimonio immobiliare.

Il mercato immobiliare però è opaco, con scarse transazioni, con un registro pubblico spezzettato tra Ufficio del registro (atti pubblici con gli importi), catasto (collocazione degli immobili) e Uffici Tecnici comunali (consistenze, superfici); tutti questi registri essendo  spesso non aggiornati, con gli importi delle transazioni riportati sugli atti spesso falsi (la prassi prevede le compravendite almeno in parte nero), e soprattutto con un apparato di ciambellani, membri dell’ordine della giarrettiera, notai, banditori di editti e altri banditi che creano quella coreografia medievale tanto a cara a chi gli conviene, e perfettamente consona con l’italica avversione di fondo per la trasparenza.

Evidentemente l’idea di introdurre una tassa sul patrimonio immobiliare si deve confrontare col fatto che non sarà facile garantirne l’efficacia e l’equità. Verranno promulgate decine di leggi, circolari, editti, grida, steli bilingui e decreti attuativi; si genererà un giro di affari di milioni o forse di miliardi di avvocati, cause, contenziosi, consulenze fiscali, commercialisti, società di comodo; tutte le foreste della Contea norvegese di Hedmark verranno abbattute per produrre la carta necessaria.

Alla fine di tutto ciò quindi i ricchi veri, gli evasori fiscali  veri, in primis la malavita organizzata e la chiesa cattolica, ne usciranno indenni.

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