Dizionario filosofico: limiti

Dove si raccolgono i fili rossi sparsi nei post precedenti e si tenta una Sintesi Azzardata.

Per cominciare, serve qualche definizione: i limiti possono essere fisici ovvero normativi, i primi naturali o tecnici. Inoltre i limiti possono essere di negazione oppure numerici; questi ultimi vanno declinati in base a come si effettua la misura e comunque possono essere rigidi o morbidi. Bando alle formalità e via con alcuni esempi pratici.

Divieto di accesso
Divieto di accesso

A livella
La durata della vita umana è limitata: per motivi suoi la biologia pone un termine alla vita di tutti gli organi viventi. Abbiamo quindi un limite fisico e per di più naturale, poi numerico perché il tempo si può quantificare in anni. Ma non è un limite rigido, nel senso che non esiste un valore numerico limite, unico per tutti (esempio 100 o 110 anni) per la durata della vita umana. E’ un limite morbido, terminologia questa ben nota ai fisici e ai matematici: come in hard / soft bound oppure funzione potenziale continua versus box function, oppure ancora funzione di costo continua versus step function, ammesso che questi rimandi servano a chiarire alcunché. Sapendo che natura non facit saltus, non ci stupisce che il limite di durata della vita umana sia di tipo morbido; in effetti tutte le cose quantitativamente limitate dalla natura sono sempre limitate in modo soft: l’altezza, il peso, la velocità massima raggiungibile nella corsa da un individuo sono sempre limitate, ma in un modo flessibile: in dipendenza dalle condizioni, dall’alimentazione, dallo stato psicofisico eccetera.

Prima di passare oltre, ritornando al titolo del capitoletto, come diceva Totò la morte è una vera livella perché ricchi e poveri che siamo prima o poi dobbiamo passare tutti da lì; in effetti tra l’uomo più ricco e l’uomo più povero della terra può ben esserci un rapporto 1 a N miliardi in termini di denari, ma in termini di speranza di vita il rapporto sarà al massimo di uno a due …

Altri limiti naturali
Esistono dei limiti fisici, per la precisione naturali, di negazione. Ad esempio l’essere umano non può volare e non può vivere sott’acqua. Con la tecnica è possibile aggirare alcuni di questi limiti (aereo e subaquea).

Limiti di velocità
Si rimanda al post Limiti di Velocità, dove si vede che natura e tecnica non faciunt saltus, sed lex.

Il re
Un limite interessante è dato nelle monarchie dalla figura del re. Il re (assoluto o costituzionale che sia) è una figura simbolica che rappresenta “l’uomo più importante”, l’apice della società. In una monarchia nessuno può superare in prestigio, potere e importanza il re, che rappresenta un limite alla sete di gloria degli individui.

Nelle società laiche e democratiche invece, la gerarchia politica è deprivata di questo valore simbolico, e viene a mancare questo limite. Il Tycoon, la diva o perché no il calciatore del momento possono diventare “re della finanza”, la “regina della musica pop” o “il re del pallone”.

Mentre pochi avevano l’ardire di diventare re o regine, oggi tutti noi possiamo sognare di essere (almeno per poco) “regina di qualcosa”.

Sesso con limiti
Si rimanda al post Sesso senza limiti, ma secondo natura. La monogamia è un limite normativo numerico rigido (il limite è 1). Il divieto d’incesto è un limite normativo di negazione (l’incesto non si fa e basta). La legge sulla protezione dei minori vieta di avere rapporti sessuali con minori di 16 anni (limite numerico normativo rigido). Di nuovo: lex facit saltus.

Limiti economici
Non esiste un sistema di limiti altrettanto ricco come quello in essere in ambito economico. Sono in qualche modo dei limiti le licenze commerciali, i contingenti all’importazione, i dazi, le DOC e DOCG, gli ordini professionali, i monopoli sui giochi d’azzardo, le norme tecniche e le certificazioni, le concessioni di cava e quelle sull’etere eccetera.

Quando la politica vuole agire più incisivamente, dal limite numerico si passa al limite di negazione; questo generalmente crea un economia sommersa o forti tensioni. Col divieto di produrre e commerciare alcol oppure stupefacenti, o di favoreggiare la prostituzione, si crea un mercato protetto, cui può accedere solo chi si colloca nell’illegalità.

Un caso speciale sarebbe porre un limite alla ricchezza personale. Si tratterebbe di un limite di difficile definizione (quale ricchezza ? patrimoniale o di reddito ? e come la misuriamo ?), forse per questo motivo non mi ricordo di caso reale in cui sia stato applicato; un’aliquota fiscale che sia progressiva e molto “ripida” può essere usata per limitare in modo morbido la ricchezza, ma l’effetto perverso è che in tal caso la ricchezza trova il modo di sparire spostandosi o cambiando forma.

Si è anche tentato di imporre alla ricchezza un limite di negazione, vietando tout-court la proprietà privata: questo è il comunismo.

Libertà
Non c’è antidoto verbale più forte contro il “limite” della parola “libertà”, liberazione da tutti i limiti: il patriarcato, la monarchia, il diritto d’autore, il diritto allo studio, i lacci e laccioli etc etc. Libertà è il grido di battaglia che unisce pirati digitali, ultraliberisti, anarchici e piccoli imprenditori veneti.

Nella retorica trasversale della libertà chi si oppone ai liberatori è un retrogrado, un esponente dell’ancien regime o un fascista tout court.

Ma spesso la libertà è una potenzialità che gli individui non sfruttano appieno: beneficiamo della liberazione sessuale per vivere come farfalle, i nostri nonni hanno conquistato la libertà di pensiero e noi la usiamo per litigare con gli amici dopo una cena pesante, abbiamo la libertà di muoverci e la usiamo per andare tutti alle Maldive, abbiamo de facto la libertà di scaricare qualunque film e la usiamo per scaricare Checco Zalone. Questo perché tolti tutti i limiti esterni restano i nostri limiti personali, in un curioso ribaltamento dell’aforisma “il saggio è libero anche nelle peggiori catene” (Seneca ?): lo stolto messo di fronte alla libertà si crea le proprie catene.

Libero mercato
Tra tutte le libertà quella che invece serve veramente – ma solo a qualcuno – è la libertà di movimento di beni e capitali: il libero mercato. Il libero mercato perfetto si realizza quando cadono tutti i limiti normativi in ambito economico.

Limiti sacri
Una particolare sottospecie di limiti normativi sono quelli dettati dalle religioni. Mentre i limiti imposti dalla legge hanno un utilità sociale, quelli imposti dalle religioni sono a volte bizzarri. Si può anche argomentare che la carne di maiale si conserva con difficoltà nelle regioni calde – ma solo se non sono disponibili frigoriferi e antiossidanti. In effetti non conviene neanche provare a spiegare razionalmente questi comandamenti: si svilisce il messaggio, riducendolo a un codice che tutt’al più poteva essere utile a una popolazione nomade di predoni del deserto o di pastori di capre.

Invece qui il criterio non è l’utilità ma unicamente: dio lo vuole ! dio non lo vuole !

Il bello dei limiti di natura sacra è che devi prenderli così, in quanto tali: l’antica saggezza che c’è dietro è che esistono dei limiti e devi rispettarli, punto.

Risorse limitate
Esiste tutta una retorica ambientalista che afferma che le risorse naturali sono limitate, che usa questo “fatto” come argomento da opporre alle teorie economiche della crescita illimitata. Come spiegato nel post Preziose Risorse Naturali, dal punto di vista umano l’universo è praticamente infinito, quindi di limiti tecnicamente non ha senso parlare. Esiste però una gradazione continua, con risorse più accessibili e risorse meno accessibili. La tecnologia di un dato momento storico permette cercare i minerali alla profondità di 10 / 100 / 10000 metri piuttosto che su un altro continente / su un asteroide / su un pianeta del sistema solare / su un esopianeta. L’affermazione “le riserve di rame sono quasi esaurite” è nella migliore delle ipotesi naif, nella peggiore un assist agli azionisti delle compagnie minerarie che non vedono l’ora che i minerali di cui loro detengono le licenze di cava diventino più costosi.

Dopo che l’uomo neolitico ha spolpato tutte le risorse a lui accessibili, sta a noi spolpare quelle a lui inaccessibili ma che sono per noi di facile utilizzo grazie alle macchine cha abbiamo; è difficile prevedere quali risorse verranno spolpate dalle generazioni future.

Mancando un dio che ce lo vieti espressamente, grattare sotto la crosta del pianeta, o superare i confini del sistema solare alla ricerca di diamanti grossi come poponi, in linea di massima tutto è possibile. Il discorso ambientalista rappresenta l’estremo tentativo di ritrovare un limite all’agire umano, che pare a molti un minimale ma indispensabile punto di riferimento in questo mondo confuso. Si tratta di una nuova religione astratta, senza idoli e senza preghiere, dove del dio padre resta solo l’ombra e un unico comandamento: “non esaurire le risorse !” (???)

Abbondanti risorse digitali
Come spiegato nel post omonimo, le risorse digitali cioè i numeri sono illimitate. Anche la loro conservazione / elaborazione / trasmissione è solo debolmente limitata dalla materia e dall’energia necessarie. Per la prima volta nella storia beni e servizi (immateriali) sono disponibili in quantità illimitata. Chi si potrebbe accontentare oggi di un solo libro (“bibbia”) ?

Conclusioni
La tensione fondamentale è che l’individuo è limitato, mentre l’universo è molto vasto – praticamente infinito – e ancora di più lo sono le combinazioni delle lettere dell’alfabeto e le risorse digitali.

Questo causa un disorientamento che fin dai tempi più remoti è stato curato imponendo dei limiti prima religiosi poi di natura laica all’agire dell’uomo. La caratteristica delle leggi sacre e umane è che impongono limiti netti, negazioni forti e limiti numerici “duri” – a differenza dei limiti naturali che sono sempre “morbidi” e negoziabili. Anche se oggi con un po’ di matematica sarebbe possibile rendere la legge di dio e degli uomini più flessibile, al momento lex et religio faciunt saltus.

La flessibilità si ottiene (se il milieu sociale lo permette) al momento di interpretare la legge, quindi smussando gli spigoli e rendendo umani e naturali i limiti artificiali – altrimenti è la jihad o l’inquisizione.

In ogni caso creare un limite è un azione di potere e rinforza questo potere.

A qualcuno però conviene i limiti abbatterli tutti, perché così le merci e il denaro girano vorticosamente e si fermano più copiosi nelle mani di pochi. Anche abbattere i limiti quindi è un espressione di potere, e apre una fase di instabilità al termine della quale si stabilisce un nuovo potere.

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