Bignamino filosofico della civiltà occidentale

Alla base della civiltà occidentale, ben sotto gli strati di musica Punk, software libero e Dostoevskij, ineludibile, riposa la religione abramica. Qui l’uomo è sì sottoposto all’essere superiore, ma anche plasmato a sua immagine e somiglianza – il che lo nobilita non poco. In questo rispecchiarsi tra la divinità e l’uomo si nasconde pudicamente un forte antropocentrismo: ci troviamo al centro dell’universo che è a nostra completa disposizione per essere spolpato.

Più esplicito in questo fu un filosofo greco (Protagora) che visse 2500 anni fa a cui viene attribuita la frase “l’uomo è la misura di tutte le cose“. Anche se in questa frase dove dice “uomo” dobbiamo leggere “uomo colto” o “uomo fortunato” o “uomo ricco” (la civiltà del tempo si fondava sulla schiavitù), tra i mille sensi che gli possiamo dare mi piace leggerla nel senso umanistico che il valore delle cose va misurato in rapporto all’uomo.

In questo senso la si può immaginare come anticipatrice dell’umanesimo rinascimentale. Infatti ci fa venire in mente l’uomo vitruviano disegnato 2000 anni dopo da Leonardo da Vinci, inscritto in un cerchio e in un quadrato aventi il suo ombelico come centro, da dove ti guarda diritto negli occhi sprezzante e sicuro di sé.
uomo_vitruviano

Comunque anche nell’umanesimo rinascimentale dobbiamo leggere “uomo” nel senso di “uomo colto o fortunato o ricco” ! Infatti per la maggioranza dei sudditi di questi principi umanisti la miseria era totale e la misura di tutte le cose restava il dio abramico, che è quello che ti dà solo dei doveri e nessun diritto.

Ma ahimè presto la religione e il suo pudico antropocentrismo sarebbero state spazzate via per sempre dalle scoperte scientifiche per cui prima la terra cessò di essere il centro dell’universo (sistema copernicano), poi si dimostrò che i nostri sensi ci hanno tradito (meccanica quantistica e teoria della relatività) poi anche che la ragione ha dei limiti (teorema di Gödel) e infine comunque c’è ben poco di razionale in noi (psicanalisi) tant’è che perdiamo a scacchi persino contro una macchina (intelligenza artificiale).

Il progresso tecnico-scientifico ci ha portato il benessere materiale, ma da un punto di vista spirituale il prezzo da pagare è altissimo: scompare dio, scompaiono i comandamenti, e con essi anche l’uomo come oggetto dell’interesse (per la verità un po’ invadente e paternalistico) di dio. Al punto che quasi scompare anche l’uomo: diventa veramente difficile vederlo l’uomo in questo universo totalmente disumano !

Ma non ostante questo e forse proprio per la necessità di colmare il vuoto che si era creato, nel frattempo cresceva tra la borghesia mercantile la consapevolezza che l’uomo debba essere la misura di tutte le cose, a prescindere da tutto e magari anche senza averne alcun merito. La tappa chiave è la rivoluzione borghese, da cui immediatamente scaturisce (1789) la Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen, consolatorio testo scritto dagli uomini per gli uomini, amichevole surrogato laico dei dieci comandamenti dove la parola “dovere” e l’imperativo sono completamente assenti !
Da cui arriviamo (1948) alla dichiarazione universale dei diritti umani che però dal momento che in greco antico “universale” suona καθολικός, katholikòs da cui cattolico, per maggiore chiarezza propongo di chiamare d’ora in avanti “dichiarazione cattolica dei diritti umani”.

In questi due secoli si svolge una trasformazione economica, sociale e politica miracolosa, il cui motore primo è il capitalismo mercantile, e il carburante è il progresso tecnico-scientifico. Ma com’è potuta avvenire questa trasformazione e soprattutto come ha potuto aggregare il consenso e motivare uomini di nazioni, cultura, censo e visione del mondo così diversi tra loro a cooperare per la sua realizzazione ?
La risposta è nella sua cattolicità o universalità cioè la capacità di dare messaggi diversi a persone diverse:

  • All’uomo colto appaga la restaurazione di una visione antropocentrica ma laica, che va a sostituire l’antropocentrismo di stampo religioso.
  • L’uomo fortunato o ricco è tranquillizzato dall’ultimo articolo della dichiarazione del 1789 (“Les propriétés étant un droit inviolable et sacré“), dettame che ritroviamo puntualmente nell’articolo 17 della dichiarazione cattolica del 1948 (“Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà“).
  • A noi moltitudine che non siamo né colti né fortunati né ricchi, arriva il messaggio confortante che siamo tutti uguali nei diritti; in cambio del sogno delle pari opportunità, siamo stati strappati dalle campagne, deportati nelle città, reclutati al ruolo di automi nelle fabbriche e una volta sostituiti dai robot nelle fabbriche e dalle intelligenze artificiali negli uffici addomesticati per mezzo delle arti ormai sofisticatissime della persuasione al nostro ruolo di Cittadini Consumatori a tempo pieno.

Eccoci al termine perfetto della parabola di una civiltà. Il fervore rivoluzionario del 1789, rivolto in origine contro il sovrano assoluto, ha creato un nuovo antropocentrismo laico. Quasi ogni limite alla libertà dell’individuo è stato rimosso, ma ben più efficacemente sono rimossi tutti, ma proprio tutti i limiti all’arricchimento personale: non c’è limite alla proprietà privata e al potere individuale !

Il centro del mondo è il mio ombelico.

La nuova divinità è il denaro.

In un capovolgimento brutale di Protagora, “il denaro è la misura di tutte le cose“, in primis dell’uomo e del suo Ego.

Così sostenuto dalla dichiarazione cattolica dei diritti umani anche il capitalismo è cattolico cioè necessariamente universale ecco quindi le armate di droni, portaerei e missili cattolici che portano si dice la democrazia ma in realtà il capitalismo ai popoli oppressi, anche contro la loro volontà – esattamente come missionari gesuiti e crociati un tempo infliggevano la religione cattolica agli infedeli.

La storia si ripete, e altri popoli reagiscono all’invasione cattolica, ma non è uno scontro di civiltà, è uno scontro di déi: il dio denaro contro il dio di un’altra antica religione abramica.

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