I giornali non scompariranno (forse)

Ho trovato l’articolo di Shirky interessante e ricco di spunti, ma per molti versi non convincente. Provo ad esplicitare le mie perplessità.

a) E’ almeno la terza volta che sento intonare il requiem per i giornali quotidiani: una prima volta quando il satellite ha moltiplicato i canali televisivi, consentendo la nascita di TV dedicate all’informazione; la seconda, all’apparire della stampa gratuita. In entrambi in casi il quotidiano è sopravvissuto, senza danni eccessivi.

b) Si fa presto a dire “quotidiano”. Di quale tipo stiamo parlando ? Dei giornali scandalistici (Sun, Daily Mail, Bild) ? Dei quotidiani d’opinione (Le Monde, The Guardian, La Repubblica) ? Dei giornali locali, che formano l’ossatura dell’informazione negli USA ? Dei quotidiani specializzati, in notizie sportive o di finanza (Wall Street Journal, La Gazzetta dello Sport) ? Ognuna di queste categorie ha una funzione e un pubblico specifico e reagirà probabilmente in modo diverso alle mutazioni imposte dalla tecnologia.   

c) Di quale processo stiamo parlando ? Credo che la peculiarità del giornalismo, sia per la carta stampata, la TV o Internet, stia in tre processi fondamentali: produzione dei contenuti, organizzazione degli stessi e distribuzione. Shirky sostiene che Internet abbia stravolto quest’ultimo (“… in a world of cheap perfect copies …”), e ne convengo. Ritengo meno probabile che possa stravolgere anche la produzione dei contenuti (si veda il post di paolog), rendendo tutti potenziali giornalisti. Certo, molti filmati amatoriali sono già entrati nei palinsesti, ma produrre notizie coerenti e complete è molto più complesso, e richiede competenze, relazioni e soprattutto molto, molto tempo a disposizione. Del resto, qualcuno si farebbe dare consulenze legali da un idraulico ? Certamente no: e allora perché si dovrebbe dare credito a notizie pubblicate da un informatico o da un camionista ?

d) Qual è la vera minaccia ? Sono chiare le possibili soluzioni che gli editori stanno mettendo in atto, ma il rischio qual è ? Mi sono dato tre possibili risposte. La prima: ogni quotidiano è minacciato dai suoi stessi contenuti, messi a disposizione gratuitamente su Internet. Credo si tratti di un falso problema: ormai è chiaro a molti come il quotidiano e il suo omologo on-line stiano man mano divergendo. Internet è usato come vetrina, per la pubblicazione di instant news, per la pubblicità  delle iniziative editoriali. Insomma, se si vuole leggere il proprio quotidiano preferito, occorre acquistarlo. Seconda possibile minaccia: la pirateria dei contenuti cartacei. Mi pare però possibile che qualcuno si dia la briga di mettere on-line tutti gli articoli di un certo giornalista, oppure un intero quotidiano in caso di eventi straordinari, ma ritengo improbabile che ci sia qualche pazzo che ogni giorno digitalizzi uno o più quotidiani e li metta a disposizione di altri.

Le vere minacce ai quotidiani come li conosciamo oggi sono a mio parere altre: la prima, di tipo economico, è la riduzione della pubblicità (basilare nel bilancio dei giornali, come faceva notare paolog), in seguito all’invadenza delle TV e alla crisi attuale. La seconda potrebbe essere una sorta di mutazione antropologica che vedo già in atto e ho provato a descrivere in “Linguaggio e mondo”: la drastica diminuzione delle persone con interessi generalisti. Si tratta di soggetti che cercano di formarsi un’opinione, sufficientemente approfondita, su argomenti di vario genere: politica nazionale ed estera, arti, scienze, evoluzione della società. Per interesse, curiosità e uso di mondo. La mia impressione è che, complice la tecnologia, stia nascendo un uomo di tipo nuovo, con competenze approfondite nel proprio lavoro e in qualche attività collaterale (che so: vela, chitarre Gibson, fumetti giapponesi, finanza, oppure proprio la politica estera), che si informa molto superficialmente su tutti gli altri ambiti della vita sociale. Questo uomo nuovo del XXI secolo non avrà certo bisogno del quotidiano d’opinione o locale per formarsi e informarsi, ma gli sarà sufficiente uno sguardo alla TV oppure a un quotidiano gratuito. Salvo poi rivolgersi a siti e forum specializzati per coltivare i propri interessi per il lavoro o il tempo libero. Si tratta però di una mutazione che non potrà avvenire prima di una o due generazioni; pronostico pertanto che i quotidiani continueranno ad esistere ancora per almeno qualche decina di anni. Salvo smentita più o meno immediata: del resto, come nel calcio, non sbaglia solo chi non fa pronostici.

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