A proposito di "etica"

Sono stata ad una conferenza tenuta da Edgar Morin (http://en.wikipedia.org/wiki/Edgar_Morin e http://www.edgarmorin.com) .

Riporto qualche appunto, da leggere tenendo conto che sono parole riportate e magari interpretate.

Tema: cos’è l’etica oggi.


Esiste una VITA PROSAICA, legata alla misura, all’azione pragmatica e una VITA POETICA, legata alla qualità, alla soggettività, al non misurabile.

L’uomo vive entrambe le vite.

La letteratura, e in particolare la novella, è oggi in grado di cogliere la complessità dell’uomo, di descriverlo.

L’uomo di oggi è “uomo sapiente”, in grado di pensare in modo complesso.
È “uomo fabbro”, in grado di creare materialmente.

Non dobbiamo dimenticare però che l’uomo è anche “uomo mitologico”. Tutte le religioni si sono sviluppate su questa caratteristica umana.

L’idea della LAICITÀ ha portato ad una fede incrollabile nel progresso.
Ma anche questo del progresso è un mito ed è necessario dialogare con i propri miti, non farsi possedere da essi.

L’uomo di oggi è poi anche “uomo economico”.

Esiste una distinzione, già teorizzata da Cartesio, tra il SOGGETTO – e quindi il soggettivo – e l’OGGETTO – e quindi l’oggettivo.
Il concentrarsi solamente sull’oggetto respingendo il soggetto, ha portato ad una spinta della scienza ed in seguito alla compartimentazione dei saperi.
La compartimentazione non è propria dell’uomo naturalmente.

L’io – che significa quindi egocentrismo – può a volte degenerare in egoismo, dove ci sono sempre “io” e non c’è mai il “noi”.

Ma torniamo alla domanda iniziale: cos’è l’etica oggi.
L’etica è SOLIDARIETÀ e RESPONSABILITÀ, che sono l’una il risvolto naturale dell’altra.

L’etica di oggi si deve occupare di come fare a recuperare la solidarietà.

La solidarietà nasce dalla comprensione.
Alla solidarietà si oppongono l’ignoranza dell’altro, il non fare autocritica, il fare semplificazioni.

Esiste una BARBARIE antica, calda, violenta: la guerra. Esiste poi una BARBARIE moderna, interna, fredda: il calcolo.
In quest’epoca noi vediamo che queste due barbarie si sono alleate.

Compito dell’etica oggi è combattere queste due barbarie.
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3 thoughts on “A proposito di "etica"

  1. La vita che abbiamo è una sola.
    Il SOGGETTO che parla di etica e l’OGGETTO di carne ben nutrita avvolta in confortevoli caldi pullover di cachemire sono la stessa cosa.
    Il calcolo è quella cosa che realizzata in strutture fisiche permette che tu possa leggere questo testo. È disumano ma permette al filosofo francese di spostarsi, tenere conferenze.
    Nuova sintesi cercasi.

  2. Non credo ci siano pretese di sintesi universale.

    Solo spunti e possibili scelte di vita, a seconda della categoria dibattuta e della propria personale collocazione in rispetto a quella, con tutte le possibili intensità e sfumature.

    Io per esempio non ho trovato E. M. incoerente, ma non ho fatto delle sua parole la stessa lettura estrema e… un po’ estremista.

  3. Ah: il linguaggio ! Temo che il significato della parola “calcolo” sia diverso per EM e per Paolog, per un filosofo e un “homo tecnologicus”.

    Dal canto mio, credo che il pensiero occidentale debba, etimologicamente, ri-orientarsi: da Platone in poi ha sempre fatto riferimento ad “antitesi di valori” (Nietzche). Anima e corpo (o “anema e core” ?), spirito e materia, soggetto e oggetto, normalità e follia, bene e male, scienza e arte, vita e morte, natura e cultura, poesia e prosa. Ora, per recuperare il rapporto con se stessi, gli altri e la Terra, l’uomo occidentale dovrà trasformare queste antitesi in ambi-valenze (Umberto Galimberti), dando valore a ognuna delle due alternative, che in questo modo non saranno più tali. Già i corpi stanno superando questi dilemmi, mischiando i sessi, combinando la natura con la tecnologia. Meticciamo anche i concetti ! Mischiamo scienza, tecnologia, filosofia, arte; soggetto e oggetto; cachemire e filosofi, piedi caldi e testa fredda, scarpe grosse e cervello fine.
    P.S. Questo commento non è stato scritto sotto l’influsso di sostanze psicotrope, anche se tutto lascerebbe pensare il contrario.

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