Sulla morale pubblica

PRIMO ATTO

Il signor K. la seguì con lo sguardo, con interesse distratto, ma compiaciuto.

“Pedofilo!”. Il tono di voce della Custode della Morale era appena troppo alto per un locale pubblico. I membri del piccolo gruppo interruppero le rispettive attività e rivolsero lo sguardo al signor K. Alcuni avventori fecero altrettanto; anche l’oggetto della precedente ispezione visiva lo fissò. Un metro e settanta, una terza abbondante di seno, abbigliamento da far arrossire le passeggiatrici della Salaria: era giovane, giovanissima, sicuramente minorenne. Ma tutt’altro che impubere.

Il signor K. arrossì. Doveva difendersi dall’accusa; doveva essere convincente ma rilassato. Il suo dossier era già piuttosto compromettente: non poteva permettersi che altri episodi vi si aggiungessero.

SECONDO ATTO

Il signor K. scelse di usare un tono ironico e un linguaggio scientifico: “Pedofili sono coloro che provano attrazione sessuale verso i bambini impuberi. E mi sembra che la ragazza sia entrata da tempo e con profitto nella pubertà”.

“Corruttore di minorenni !”: il tono era ancora più alto e concitato e stavolta tutti i presenti si irrigidirono. Le cose volgevano al peggio: l’accusa era appena più lieve della precedente, ma più insidiosa.

TERZO ATTO

Il signor K. ricordò che in alcune occasioni aveva espresso opinioni non canoniche su episodi stigmatizzati dalla pubblica morale. Ricordò l’episodio della professoressa trentenne che aveva avuto rapporti sessuali con un suo allievo quindicenne. Aveva rimarcato l’aspetto deontologico della questione (anche il signor K. era professore e non aveva mai fatto nulla di simile, anche se gliene era capitata più volte l’occasione),  ma aveva anche opposto un allegro commento all’unanime riprovazione dei custodi: “Secondo me l’unico trauma che ha subito il ragazzino è stato l’interruzione dei rapporti con la trentenne e il ritorno all’usuale pratica onanistica.”. Certamente quelle frasi furono in seguito riportate nel suo dossier.

O ancora, quando una prostituta minorenne di origine magrebina aveva avuto rapporti con un paio di calciatori francesi. Più seriamente, gli era parso ipocrita che i giornali e le televisioni sottolineassero solamente questo dettaglio. Si era detto (e ne aveva parlato) che era più importante capire perché la ragazza praticasse la prostituzione: era stata costretta? Lo faceva per fame? O solo per procurarsi le borse di Prada e le scarpe di Gucci? In ogni caso questo avrebbe dovuto generare un dibattito sulla società e sui suoi “valori”. Troppo complicato e compromettente.

Anche queste frasi avevano ingrossato il suo dossier, che molti avevano avuto occasione di leggere.

QUARTO ATTO

Il signor K. sapeva che era già passato troppo tempo dalla formulazione dell’accusa. I presenti l’avevano registrata ed erano tornati alle loro conversazioni. Qualunque cosa avesse risposto, non sarebbe stata ricordata; sarebbe rimasta, e riportata nel suo dossier, solo l’accusa.

Che confermava la diagnosi: era un “essere amorale”. Non immorale, chè sarebbe stato redimibile. Amorale, senza possibilità di redenzione. Estraneo alla morale corrente: nella quale, del resto, il signor K. faticava a riconoscersi.

Corpi di bimbi e adolescenti prostituiti alla pubblicità; corpi di ragazzine semivestite e sculettanti in televisione e al cinema, che salvavano la morale solo perché appena diciottenni. Concorsi di Miss qualcosa pieni di minorenni svestite, a stimolare le fantasie dei telespettatori e il loro potere d’acquisto. Vizi pubblici e virtù private.

QUINTO ATTO

Il signor K. non aveva dubbi: anche questo episodio avrebbe arricchito il suo dossier, e rafforzato l’accusa.

Doveva stare molto attento. Presto ci sarebbe stata una crisi economica o politica, e le prime pagine dei giornali si sarebbero riempite di notizie su qualche crimine a sfondo sessuale. Lui, come tutti coloro classificati come “esseri amorali”, sarebbe stato tra i sospettati. Sarebbe potuto comparire nei telegiornali, la sua vita investigata: le sue telefonate, le sue frequentazioni, il suo computer e i siti che aveva visitato. In seguito si sarebbe potuto discolpare, ma la sua vita sarebbe stata rovinata.

Doveva cambiare aria.

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