Omaggio al Cairo

 

Vorrei porgere un omaggio, tramite Calomelano, all’Egitto, e in particolare al Cairo, città che ho visitato in tempi non remoti.

Città ricca, ricchissima, di gente (ventidue milioni!), di umanità, di animali, di odori, colori, sapori, rumori (quanti rumori!). Ricca di passato, di storia, di fascino. Una città dove l’unico modo per sfuggire al caos e ai decibel è rifugiarsi in una moschea, oppure navigare sul Nilo in una feluca. Dove l’unico parco all’europea è talmente lontano dalle zone popolari e talmente costoso, che solo i turisti e i cairoti ricchi lo possono frequentare.

Una città dove è raro incontrare una donna senza velo, e quando la si incontra, è ovvio che si tratti di una cristiana; dove addirittura esistono carrozze della metropolitana riservate alle donne.

Una città che ha fagocitato le piramidi più famose, quelle di Giza; ha inglobato diversi villaggi rurali, cosicchè si vedono capre, pecore e asini che contendono spazi vitali al traffico intenso di strade a sei corsie.

Una città che definirei “corale”, come due bellissimi romanzi, di ambientazione cairota, lontani nel tempo e nello spazio, ma ugualmente densi di storie e personaggi.

Parlo di “Vicolo del Mortaio”, di Nagib Mahfuz, le cui vicende sono collocate nella Cairo islamica, negli anni ’30 del secolo scorso; e “Palazzo Yacoubian”, di Ala Al Aswani, di ambientazione più recente, nella Cairo moderna e coloniale.

Aggiungo una breve documentazione fotografica, per mostrare la coralità del Cairo: non monumenti o paesaggi, di cui pure è ricca, ma persone nelle vita quotidiana: nella moschea, al caffè, con il pane, che proprio gli egiziani hanno inventato.

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