Uno dei punti che quasi en passant tocca l’interessante saggio di Marc Augé “Dall’utopia al possibile” è che non c’è più posto sul pianeta per la classe media. Le nuove classi sociali globali infatti sono: i potenti, i consumatori e gli esclusi.
Noi stiamo vivendo la fase della fine dalla classe media o borghesia.
Essa è stata necessaria durante la fase del mercantilismo e delle rivoluzioni industriali, con la funzione di ceto di burocrati, bottegai, insegnanti, funzionari e quadri, per controllare la produzione e gestire la distribuzione e la vendita delle merci.
Ma adesso siamo nel post-capitalismo, come ci spiega Evgeny Morozov, e nel feudalesimo ultramoderno che si prospetta non servono più i controllori: gli algoritmi sono i nuovi burocrati.
La produzione si fa in pochi posti, è automatizzata. La logistica è fluida e anch’essa automatizzata. La distribuzione è grande e richiede per lo più manodopera non particolarmente qualificata.
L’istruzione, che serviva a dare alla classe media gli strumenti per gestire il sistema al soldo dei potenti, è opzionale. Questo lo hanno capito bene gli studenti di oggi, che scrollano le spalle quando gli insegnanti gli continuano a proporre quell’istruzione borghese che in un sistema meritocratico era la chiave per entrare o restare nella classe media. Loro hanno capito bene che la società feudale non è meritocratica: o sei potente o non lo sei. Ci sono tanti che meriterebbero ma per loro l’unica vita possibile è servire la gleba (cioè consumare o essere esclusi).
Per questo l’utopia dell’istruzione per tutti che propone Augé coglie davvero nel segno. La conoscenza è il vero lusso sostenibile e alla portata di tutti, in una società con un welfare degno di questo nome persino degli esclusi.