Che ne sarà dell'Italia ? Parte seconda

Leggiamo ora, dall’art. 117 della Costituzione, le materie sulle quali lo Stato ha esclusiva competenza. 

a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea;

b) immigrazione;

c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;

d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;

e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie;

f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo;

g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;

h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;

i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;

l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;

m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;

n) norme generali sull’istruzione;

o) previdenza sociale;

p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;

q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;  

r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno;

s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. 

Aggiungo che l’art. 116 della Costituzione rende possibile trasferire anche ad altre Regioni competenze proprie delle Regioni a statuto speciale, tra quelle di legislazione concorrente e i punti l, n ed s precedentemente citati. Non sono definite, se non per differenza, le materie cosiddette di competenza residuale delle Regione. A questo proposito, così recita il sito ufficiale della Regione Lombardia:

 “Le materie di competenza residuale regionale non sono elencate dalla Costituzione e si ricavano, per esclusione, da quelle espressamente ricondotte alla potestà legislativa concorrente o a quella esclusiva statale, con il contributo determinante della giurisprudenza costituzionale. Ne risulta un elenco in movimento, non cristallizzato dalla norma costituzionale, che contempla, per esempio: la polizia amministrativa locale, l’istruzione e la formazione professionale, il commercio, l’industria, il turismo, l’artigianato, l’agricoltura, l’assistenza sociale.”   

Arrivo alle conclusioni: se avete avuto la pazienza di leggere l’articolo fin qui, non mancherete di terminare la lettura.

1)      Le prime grandi riforme in senso federalista delle Stato sono state emanate dai governi di centro-sinistra, nella migliore tradizione di questa parte politica.

2)      In generale, le Regioni e i grandi centri urbani avranno sempre maggiori competenze, capacità di spesa e potere. In particolare credo che ciò avverrà per le Regioni più grandi e ricche (direi: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana, Lazio; è difficile decifrare il destino delle Regioni meridionali) e alcune delle “città metropolitane”. Oggi l’assessore alla Sanità di una grande Regione ha meno visibilità, ma più potere della maggior parte dei ministri. Molte Regioni hanno già introdotto novità che hanno forte impatto sulla vita dei cittadini: cito l’esempio dei buoni scuola, concessi dalla Regione Lombardia senza i clamori sollevati dal dibattito nazionale.  

3)      Come si concilierà, anche solo dal punto di vista demografico, l’esistenza di Regioni come la Lombardia, con quasi 10 milioni di abitanti, con Regioni come l’Alto Adige, la Basilicata, la Valle d’Aosta, il Molise, con poche centinaia di migliaia di abitanti ? Dalle venti Regioni attuali (ventuno considerando le province autonome di Trento e Bolzano), si formeranno una decina di macroregioni ?

4)      Lo Stato centrale sarà sempre più stretto tra istituzioni sovranazionali (principalmente la UE), a cui delegherà man mano competenze globali su politica estera, difesa, moneta, grandi infrastrutture, e Regioni, con competenze locali. Avrà pertanto sempre meno poteri e potere: resterà di fatto con le competenze su sicurezza, giustizia, parte dell’istruzione, e la previdenza sociale. Oltre al debito pubblico e al funzionamento della propria macchina burocratica.

5)    In questo contesto saranno importantissime le funzioni di indirizzo e perequazione che lo Stato centrale dovrà attuare, per evitare che, come già succede nella Sanità, si creino in Italia venti stati diversi. Un esempio attuale è la pubblicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che definiscono i servizi sanitari che le Regioni devono assicurare gratuitamente, o quasi, a tutti gli assistiti.

(2 – Fine)

2 thoughts on “Che ne sarà dell'Italia ? Parte seconda

  1. Mi piace la carta d’Europa con le aree che beneficieranno dei fondi strutturali nell’esennio (!) 2007-2013.

    Si vedono bene i confini delle regioni, e poco quelli degli stati nazionali. Le Calabrie sono colorate in arancione come la regione polacca intorno a Łódź, con la differenza che qui può solo andare peggio e là solo meglio. L’Irlanda non è più arancione: lo era quando il produttore di computer statunitense Dell vi si insediò diventando in pochi lustri la seconda azienda del paese. Adesso Dell molti computer li fabbrica a Łódź e non più a Limerick. Ma mai si sono sognati di fabbricarli in Calabria, sorry.

    Ci sono altre belle carte qui tra cui quelle con le 13 aree transnazionali di cooperazione. Tra l’altro la Lombardia vanta il primato di far parte di ben 4 di queste aree (spazio alpino, Europa centro-orientale, Mediterraneo, Europa sud-orientale). Che voltagabbana !

  2. Molto pertinente !
    In effetti, pensavo di concludere il mio articolo con la frase seguente:

    “6)Sarà questo, nel lungo periodo, il destino di tutti gli stati nazionali europei, Francia compresa ? O addirittura scompariranno ? Resterà solo una struttura federale Europea, che governerà un centinaio di macroregioni (Baviera, Catalogna, Fiandre, Provenza, etc.) più o meno omogenee dal punto di vista geografico e produttivo ?”.
    Mi è parsa troppo profetica e l’ho pertanto cancellata.
    In effetti il livello 2 della classificazione NUTS (quello per intenderci che suddivide l’Italia in 21 Regioni) include 297 elementi, tra cui ritroviamo vecchie conoscenze come: Schleswig-Holstein, Turingia, Galizia, Epiro, Tessaglia, Borgogna, Stiria, Alentejo, Cheshire, etc.
    Vedere anche: http://ec.europa.eu/eurostat/ramon/nuts/codelist_en.cfm?list=nuts

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