Questa riflessione nasce stirando una camicia. Ognuno di noi ha un’attività che favorisce la riflessione, la mia è stirare.
Pensavo alle mie nonne e bisnonne, ai ferri da stiro da riempire con le braci, ai panni da lavare a mano ed al loro considerevole numero di figli. Io, dotata dei ritrovati della tecnologia moderna quali lavatrice, ferro da stiro e asciugatrice, passo le mie giornate quasi come un criceto nella ruota. Non faccio in tempo a mettere gli abiti puliti nell’armadio, che quelli sporchi trabordano dal cesto del bucato. E così per tutti gli aspetti del lavoro domestico.
Anche per le mie antenate le giornate erano di 24 ore, e loro filavano la lana, facevano ai ferri dai calzini ai maglioni per tutti, cucivano gli abiti in casa, facevano conserve e formaggi, curavano il pollame, allevavano svariati figlioli. E trovavano anche il tempo per andare a messa tutti i giorni.
Io faccio meno cose, con i ritrovati moderni dovrei sbrigarmela in 15 minuti e spassarmela allegramente il resto del tempo. Invece mi sono ritrovata più volte a stirare alle dieci di sera. Perché?
Gli elettrodomestici non hanno diminuito come promesso il numero di ore lavorate, hanno semplicemente aumentato gli standard qualitativi del lavoro richiesto.L’avvento di lavatrice ed aspirapolvere non ha portato più tempo libero: il tempo libero è pericoloso, consente addirittura di pensare, mentre il lavoro domestico è stato usato come una forma di controllo delle donne. Tristemente anche da parte di altre donne.
Il concetto della relazione esistente fra innovazioni tecnologiche e libertà è ovviamente estendibile anche ad altri gruppi di persone. Cosa vorrà dire per la maggior parte delle persone l’avvento degli e-book? Gli eletti potranno leggere Cervantes in lingua originale e discettare tra di loro sulla bontà delle diverse traduzioni. Ma quello che sta in fila alla posta davanti a voi? Od il vigile che vi ha fatto la multa? Forse persino il vostro medico di base o la maestra dei vostri figli non avranno un reale aumento delle possibilità di scelta, perché fortemente condizionati nelle loro scelte dalle pubblicità più o meno occulte.
Chi non ha libri di carta ora, chi non è abituato ad entrare in una libreria senza sentirsi a disagio, non avrà un rapporto più intenso con gli ebook.
La vera rivoluzione sarebbe quella di far sì che le persone si ponessero domande e cercassero pure le risposte!
Gli ebook reader resteranno al livello di gadget od al più di elettrodomestico.
In fondo Sky ed il satellite servono a guardare BBC World ed i canali del resto del mondo o piuttosto il calcio ed il “Grande Fratello”?
4 thoughts on “Innovazioni tecnologiche”
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Il meccanismo della saturazione: se compro un nuovo armadio si riempie. Se lavare i vestiti è più rapido tutti compreranno più vestiti e si cambieranno più spesso.
Qualcuno mi ha detto che 100 anni fa le lenzuola si lavavano a mano con la cenere; però le cambiavano ogni 6 mesi (sic).
Tutto normale, è umano saturare lo spazio e il tempo. Per evitare la saturazione basta rivedere gli standard qualitativi o le priorità. Però in tema pulizia e igiene è difficile perchè vanno a toccare gli aspetti sociali.
Lo sanno bene i barboni che non si lavano, che probabilmente non puzzano più di Riccardo Cuor di Leone quando tornava dalla crociata.
Ok. Chi innalza gli standard? La signora Gelsomina del piano di sopra che da brava ossessivo compulsiva vuol far vedere a tutti che lei inamida persino i calzini del marito?
Perchè gli standard sono rimasti sostanzialmente invariati per secoli?
Perchè le innovazioni tecnologiche hanno portato alla saturazione del tempo con altro lavoro piuttosto che con le parole crociate o la pittura?
Da Il Giornalino n.35 del 3.9.97
“…Si racconta che nel XVII secolo Isabella Claudia Eugenia, figlia di Filippo II di Spagna, trovandosi il marito, l’arciduca Alberto d’Austria, ad assediare la città di Ostenda (sul Mare del Nord), avesse fatto voto di non cambiarsi la camicia fino a che non fosse cessato quell’assedio. Purtroppo dovettero passare tre anni (1601-1604), e non è difficile immaginare di che colore fosse quella camicia quando Isabella se la levò. “
Dalla nascita della società industriale il tempo è stato regolato, parcellizzato, sfruttato, nelle scuole, nelle caserme, e soprattutto nelle fabbriche, in vista della produzione. Oggi, nella società post-industriale, lo è ancora, per la produzione (di beni immateriali) e soprattutto per il consumo. I metodi utilizzati sono più sottili: non si sorveglia e punisce, ma si manipola e convince. Del resto, come recita un noto aforisma, nella società occidentale l’uomo è libero nello spazio ma prigioniero nel tempo, mentre nelle società meno sviluppate (e pertanto anche in quella contadina dei nostri avi) l’uomo, benchè limitato nella mobilità, è ancora padrone del proprio tempo.
Mi ha divertito un aneddoto riportato da un antropologo che ha lavorato per qualche tempo presso gli Hadza, una tribù di cacciatori e raccoglitori della Tanzania. Dopo aver fissato un appuntamento con un membro della tribù, di lì a tre settimane, in un luogo convenuto, lo ritrova effettivamente quando vi si reca con l’interprete. Alla usuale domanda: “E’ molto che aspetti ?”, la sorprendente (almeno per noi) e serissima risposta è stata: “Non molto: solo alcuni giorni.”
Ho solo una risposta personale ai quesiti di cui sopra.
Io scelgo per me un sottoinsieme di tecnologia, quello che mi permette di fare meno fatica (ma solo della fatica che non mi piace) ed avere piu` tempo libero.
Inoltre, nei criteri di scelta metto la robustezza. Cosi` passa tanto tempo tra una scelta e la successiva! Un bel risparmio!