Allora europeizziamo tutto

Ho letto la proposta “Economia della quarantena” di Gianmario Cinelli e Antonio Costagliola, e non mi piace.

OK per il reddito di emergenza per le persone. Ma poi si parla di salvare le imprese. Di fatto in questo testo le imprese sono messe sullo stesso piano delle persone. Fare debito pubblico per salvare le imprese, che fino a ieri si facevano gli affari propri (il profitto) ? Di nuovo socializzare le perdite per privatizzare gli utili ? Già visto dopo il crash del 2007, NO GRAZIE !

Le imprese non bisogna necessariamente salvarle: bisogna salvare gli imprenditori, le attività economiche, i sistemi produttivi, le catene del valore, ma le imprese … non è detto. Anche perché le imprese non esistono. Così come i soldi, i debiti e i crediti: sono dei numeri, non esistono.

Esistono: gli esseri umani, la terra, i vegetali e gli animali; gli edifici e le macchine costruite dall’uomo (e purtroppo anche tanti capannoni inutili); esistono anche certe cose astratte come le procedure, i processi produttivi, il know-how, la cultura, le reti di persone etc.

Invece imprese, soldi, debito e crediti sono entità astratte create dagli uomini per capire la realtà, sono dei modelli mentali che quando non servono più, bisogna buttarli via. Non sto parlando di distruggere tutto e passare all’anarchia. Voglio dire che bisogna sfruttare questa crisi per riconfigurare la società secondo delle direttrici umane e democratiche. Ecco quindi la mia proposta; europeizziamo tutto !

Vediamo come.

Occorre istituire un ente europeo senza fini di lucro, denominato Ente Europeo di Ricostruzione Sociale (European Trust for Social Reconstruction, ETSR), con durata determinata in 30 anni.

Se un’impresa a causa dell’emergenza Covid-19 rischia di chiudere, i proprietari possono rivolgersi all’ETSR. L’ETSR acquisisce l’impresa, pagandone il valore (determinato ad esempio con un audit di esperti) non in Euro ma in NEuro (“non-euro”, una nuova unità di conto non monetaria) con cambio 1:1.

Una volta europeizzata l’impresa, tutti i debiti aziendali sono convertiti 1:1 in NEuro e vengono congelati per 30 anni (non scadono e diventano infruttiferi).

Naturalmente ciò danneggerà i creditori di queste aziende (banche, fondi di investimento, assicurazioni, fondi pensione ….), perché anche nei loro conti questi crediti andranno convertiti 1:1 in NEuro; se dopo questi aggiustamenti ai loro bilanci queste imprese non dovessero più ottemperare ai rispettivi criteri di liquidità, anche esse verranno automaticamente acquisite dall’ETSR, con un meccanismo simile all’acquisizione delle imprese produttive.

In alcuni casi l’acquisizione da parte dell’ETSR sarà invece forzosa. Ad esempio in queste settimane abbiamo scoperto che il telelavoro è indispensabile per la scuola e per il lavoro. Il telelavoro necessita di connessione dati veloci ed affidabili per tutti i cittadini. Ora chiediamoci: il mercato è stato in grado di dare un servizio di telecomunicazioni in banda larga universale a tutti ? Se la risposta è no, allora bisogna europeizzare tutte le telecom europee e farle confluire nell’ETSR.

A fine 2020, quando l’ETSR avrà inglobato tipo il 30% delle aziende e banche europee, l’istituto chiuderà il suo primo bilancio consolidato, compensando al suo interno i debiti e crediti espressi in NEuro. Tali debiti e crediti cesseranno quindi di esistere.

Adesso parliamo della gestione di queste imprese europeizzate. Spesso si dice che il pubblico dovrebbe se possibile essere tenuto fuori dalla gestione di quanto non di sua esclusiva competenza, perché è inefficiente, corrotto etc. e quanto più possibile dovrebbe essere lasciato al mercato. Ma si consideri lo stato delle imprese europee dopo 20-30 anni di dominio incontrastato del Thatcherismo e neo-liberismo, dopo la “fine della storia” di Fukuyama e le privatizzazioni di Prodi. Nokia che fine ha fatto ? Volkswagen è un’impresa innovativa ? Ci sono delle aziende europee competitive a livello globale nell’IT ? E il sistema ferroviario britannico vi piace ?

Dopo aver visto quello che sa fare il privato, darei un’altra chance al pubblico.

L’indirizzo ad alto livello dell’ETSR dovrà essere in mano al Parlamento Europeo, unica istituzione democraticamente eletta a livello continentale e quindi in grado di offrire la garanzia che tale ente verrà effettivamente gestito nell’interesse dei cittadini, e non delle lobby e della finanza. Questo punto è fondamentale per superare il discorso sovranista ed anti-europeista (peraltro fondato quando l’Europa non fa gli interessi degli europei ma solo dei tecnocrati).

A mio parere il Parlamento Europeo dovrà almeno inizialmente avviare l’ETSR secondo queste linee.

Il primo punto è la trasparenza: bandi pubblici, procedure negoziate, open data.

Per assicurare la continuità aziendale, i gestori attuali (management e proprietà se coinvolta nell’operation) inizialmente rimarranno al loro posto, come si fa normalmente quando si fa un M&A. Tuttavia le retribuzioni dei dirigenti saranno ricalibrate, cappandole ad un massimo pari ad esempio alla remunerazione dei parlamentari europei.

Inoltre l’ETSR senza creare una struttura propria di funzionari, semplicemente riutilizzando le risorse umane disponibili, comincerà anno dopo anno ad incoraggiare accorpamenti di più unità produttive in business units integrate, riorganizzazioni e soprattutto la mobilità a livello europeo di manager e dirigenti; in Europa infatti i capitali sono massimamente mobili, i lavoratori abbastanza mobili, ma i manager assai poco mobili (quando mai avete visto un direttore di banca italiano in Germania o viceversa ?).

Ovviamente in tutto questo le lobby, gli interessi nazionali e la normativa sull’antitrust non dovranno avere alcun ruolo. Se l’ETSR decide che ci deve essere un’unica compagnia aerea europea per la logistica merci, e quattro compagnie per i passeggeri, i fanatici di Alitalia e la signora Vestager devono tacere. Viceversa se l’ETSR decide che per la logistica su gomma la dimensione ottimale sono cooperative di 50 padroncini coi loro furgoni, Deutsche Post e TNT devono tacere.

Un altra cosa che farà l’ETSR sarà, quando necessario, dismettere, demolire e bonificare capannoni, siti industriali e interi settori produttivi che verranno ritenuti ormai inutili, ricollocando al suo interno le risorse umane e finanziarie. In questo modo faremo piazza pulita in modo controllato di tanti cadaveri che presto o tardi il settore privato avrebbe comunque sbolognato alla collettività.

Ora fast-forward al 2050, l’ETSR scade e tutte le sue attività vengono liquidate. Con l’incasso si fanno i conti e si convertono i NEuro in Euro, con un tasso di cambio che potrà essere 2:1 o 1:2; i proprietari originali delle aziende europeizzate e gli altri detentori di NEuro (ad esempio i possessori di titoli obbligazionari emessi negli anni ‘10 dalle imprese poi europeizzate) otterranno un profitto o una perdita a seconda di quanto buona sarà stata la gestione dell’ETSR.

In tutto questo gli stati non si saranno indebitati di un Euro per salvare le imprese, e probabilmente non servono nemmeno i coronabond o eurobond. Gli stati nazionali potranno usare i margini loro concessi nel 2020 in deroga al fiscal compact concentrandosi sulle misure di protezione sociale universale (Reddito di Emergenza) per i cittadini.

Evviva !

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