È tempo di bilanci per il primo semestre dell’anno nei porti europei. A Rotterdam calo del 13% rispetto allo stesso periodo del 2008; il calo è molto differenziato tra oli minerali + liquidi (quasi invariati) e “dry bulk” cioè merci secche in calo del 38%.
A Genova fatte le dovute proporzioni (è un porto regionale 6-7 volte più piccolo di Rotterdam) l’andamento è confrontabile. Un grafico dall’inizio 2006 mostra che la crisi sembrerebbe iniziare ad agosto 2007, e il minimo si è visto a febbraio 2009.
Perdinci, si è fermata la globalizzazione !
Se per globalizzazione si intende la libera circolazione di persone, merci e capitali, è parzialmente vero.
Ad ogni crisi, gli Stati tornano in parte ad essere protagonisti, richiudendosi su se stessi. In modo selettivo, però.
Sui migranti, chiusura totale.
Anche per le merci, il riflesso è protezionistico, in modo coercitivo o in modo persuasivo (“Buy american !”, “Comprate italiano !”). Con una sostanziale eccezione: i capi d’abbigliamento, l’elettronica e i giocattoli fabbricati nel Sud o nell’Est del mondo hanno via libera, purchè con marchio locale (Reebok, Benetton, Disney).
I capitali, invece, il vero motore della globalizzazione, continuano a migrare liberamente: cercando paesi dove possano crescere e moltiplicarsi al meglio.