Cos’hanno in comune Hamas, Comunione e Liberazione, l’ETA, e un gruppo di ultras del Napoli ? Che li differenzi dal Circolo del Bridge, il PD, la banda di Viggiù o gli Amici della Panissa ?
A mio parere due cose fondamentali.
Danno ai propri membri uno scopo di vita: formano una comunità con obiettivi comuni, con una simbologia propria, forniscono un’identità ai partecipanti. In breve, come direbbero i sociologi, dispensano “senso”.
Ma oltre a “senso”, dispensano anche vantaggi economici, diretti o indiretti, utilizzando risorse provenienti da finanziatori interni o esterni, oppure tratte da attività legali o paralegali. In fondo, nulla di nuovo: le prime comunità cristiane hanno per lungo tempo attratto fedeli in questo modo, e così molte delle missioni in Africa, Asia o America Latina.
Così Hamas fornisce assistenza ai palestinesi meno abbienti sfruttando le donazioni provenienti dai paesi arabi; l’ETA organizza vacanze estive per i giovani baschi con i soldi estorti agli industriali locali; in Lombardia CL, tramite la Compagnia delle Opere, fornisce servizi e opportunità di business ai suoi accoliti (per non apparire troppo parziale, ciò accade anche con la Lega delle Cooperative nel Centro Italia); molti gruppi di ultras traggono redditi dai gadget ceduti a basso costo dalle società di calcio.
Secondo una prassi usuale, i dirigenti di queste organizzazioni acquisiscono posizioni di potere, internamente ed esternamente al gruppo, sfruttando il linguaggio, i simboli, e i vantaggi materiali procurati. Magari diventando in seguito presidenti di Regione, di Stato, o semplicemente continuando a guidare l’organizzazione stessa o una sua parte.
Perché il potere non è solamente quello con la P maiuscola, non si esplicita unicamente nei “poteri forti”, ma è presente in ogni consorzio umano, e da sempre, utilizza il linguaggio, il bastone e la carota per affermarsi e perpetuarsi.