“Trasgredire” significa, etimologicamente, andare oltre. Partendo da una connotazione negativa (infrangere leggi, norme di comportamento) ha assunto man mano, nella nostra società di consumatori, un’aura positiva, mantenendo comunque entrambe le sfumature. Per gli italiani indigeni, vale quasi sempre l’accezione positiva, mentre per gli immigrati naturalmente, è ancora in uso la colorazione negativa.
Astraendo, con un pizzico di cinismo, si potrebbe dire che il nuovo significato del termine “trasgressione” sia: consumare una merce oppure agire, in un contesto diverso da quello originario del prodotto o del comportamento in questione.
Portare i jeans con lo smoking, mangiare gamberetti in salsa rosa a colazione, fare sesso in una sacrestia, oppure rinfrescarsi con docce di champagne, secondo l’ultima moda della Costa Smeralda: questi potrebbero essere definiti comportamenti “trasgressivi” secondo lo zeitgeist.
A mio parere la vera trasgressione oggi sarebbe, al contrario, NON consumare, o semmai consumare in modo meno compulsivo, con attenzione all’ambiente e ai diritti dei produttori. Consumare meno, merci di qualità, al giusto prezzo.
Quanto agli italiani, il vero trasgressore è colui che paga le tasse, ricicla i rifiuti, rispetta il codice della strada: in breve, colui che NON trasgredisce le leggi.