Borattitudine o della consapevolezza

Questa riflessione è iniziata guardando il video di Borat al banco formaggi postato da paolog all’inizio di questa avventura.
Borat non fa altro che renderci consapevoli di qualcosa che abbiamo davanti agli occhi ma che non riusciamo più a vedere, tanto ne siamo assuefatti. In un certo senso è come se fossimo “fatti” e non vedessimo ciò che ci circonda, chi ci circonda ed anche ciò che facciamo.
E’ lo stesso meccanismo per cui se dico ad un bambino “disegnami quello che vedi dalla finestra”, disegnerà i simboli di ciò che vede e non si proverà a fare un ritratto di ciò che vede. In fondo glielo hanno insegnato a scuola: gli alberi si fanno così, le case cosà. E noi funzioniamo in modo simile, del resto è più comodo usare stereotipi (di destra e di sinistra) che pensare.
Sembra assurdo, vero? Ma quando entro come Borat in un supermercato e osservo davvero la corsia dei detersivi o quella delle merendine, beh a me sembra che mi stiano prendendo per i fondelli.
L’antidoto è gratuito ed alla portata di tutti, anche se un po’ faticoso, ed è la consapevolezza.
E’ stata consigliata sia in oriente, dal buddismo, che in occidente, penso a Pascal e Fromm, in testi filosofici ed in libri da supermercato.
Si tratta di fare una cosa per volta ed una sola: facile?
Provate a stare seduti e basta per 15 minuti. Non parlo di meditazione, solo stare seduti e non lavorare e non guardare fuori dalla finestra o tamburellare con le dita.
Mangiare e non parlare, non leggere, non guardare la tv, non pensare ad altro che al sapore, alla consistenza, all’aspetto di ciò che si mangia.
Ascoltare musica e basta, non guidare, non lavorare, non correre con l’ipod.
Cucinare e basta, non ascoltare la radio, non sgridare i figli, non fare la lista della spesa per il giorno dopo.
Consapevolezza significa anche chiamare le cose con il loro nome, e qui mi riallaccio alla distinzione fra libro e romanzo.
La consapevolezza ci restituisce un pezzetto di libertà, anche se scomoda.

1) non cè male peggiore che non saper stare fermi in una stanza – Pascal
2) L’arte di amare – E.Fromm
3) Messaggio per un’aquila che si crede un pollo (titolo originale “Awareness”)-A.De Mello , quest’ultimo, che faccio rientrare nei libri-da-supermercato, ha una storia interessante, è stato scritto da un gesuita indiano ed è stato dichiarato non conforme agli insegnamenti vaticani per la sua eccessiva vicinanza agli insegnamenti buddisti.

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