E’ stato probabilmente già ricordato più volte nelle ultime settimane, in seguito al dibattito su bandiere, crocefissi, minareti e via simboleggiando. Si sa, è molto difficile essere originali oggi; poco importa: repetita iuvant.
Nonostante i protagonisti del Risorgimento fossero credenti, la nazione italiana nacque in sostanziale opposizione alla chiesa cattolica (ove si dimostra che un sano anticlericalismo non implica necessariamente ateismo o guerra alla religione). “Il movimento nazionale era per la secolarizzazione dello Stato e l’abolizione del potere temporale dei papi” (Denis Mack Smith, Storia d’Italia 1861-1969, Laterza). Prima ancora della presa di Roma, nel 1866 lo Stato italiano promulgò una legge che sancì la dissoluzione di quasi tutti gli ordini e le congregazioni religiose e la confisca dei loro beni. Detto per inciso, la successiva vendita dei beni fondiari requisiti, contrariamente alle intenzioni, non favorì i piccoli contadini, ma causò un’ulteriore estensione dei latifondi esistenti (ibid.).
Dopo la presa di Roma i contrasti crebbero, fino al rifiuto, da parte di Pio IX, della legge delle Guarentigie, e il “non expedit” alla partecipazione dei cattolici alla vita politica nazionale (“né eletti, né elettori”).
Solo durante il regime fascista la chiesa si riconciliò con lo Stato italiano, grazie agli innumerevoli benefici concessigli da Mussolini. Si inizio nel 1924 con la reintroduzione del crocefisso nelle aule scolastiche, la soppressione della massoneria, l’esenzione di ecclesiastici e seminaristi dal servizio militare, l’aumento della congrua ai parroci. Si proseguì con la rimozione di ministri (tra i quali Gentile) e professori non graditi alla chiesa, e si concluse l’opera con il concordato del 1929, grazie al quale finalmente il Vaticano riconobbe lo Stato italiano. “L’accordo fu suggellato dalla concessione di una notevolissima somma di denaro, che fece della chiesa forse il più grosso possessore di titoli di Stato italiani, di modo ch’essa venne ad avere un diretto interesse finanziario alla stabilità del regime di Mussolini” (ibid.). Trattamento preferenziale delle scuole ecclesiastiche, insegnamento obbligatorio della religione; esenzioni fiscali: questi sono tra gli altri privilegi concessi dal Concordato.
Infine, al trattato è allegato l’elenco dei beni immobili dentro Roma, ma fuori Città del Vaticano, con privilegio di extraterritorialità e con esenzione da espropriazione e tributi. Elenco che sarà man mano aggiornato e comprenderà anche beni fuori da Roma, senza dimenticare case parrocchiali e donazioni varie. (Claudio Rendina, La sacra casta della chiesa, Newton Compton). Questi patrimoni immobiliari costituiranno le radici su cui la chiesa edificherà la sua rinnovata ricchezza terrena, grazie a speculazioni edilizie e bancarie; alla costruzione e all’utilizzo di ospedali, case di cura, alberghi.
Le vere radici cristiane dell’Italia.