PLOMBIÈRES

E’ una cittadina termale, sita nei Vosgi, dove, nell’estate del 1858, il primo ministro piemontese Cavour, incontrò Napoleone III, imperatore di Francia. Gli accordi informali siglati nelle due giornate di colloqui, riguardanti il futuro dell’Italia, furono illustrati dal ministro al re Vittorio Emanuele II in una lettera.

L’accordo prevedeva, dopo una vittoriosa guerra all’impero asburgico, la costituzione di un Regno dell’alta Italia, a guida piemontese. Accanto a esso, si sarebbe dovuto creare un Regno dell’Italia centrale (a esclusione dello Stato Pontificio), sotto la sovranità di Gerolamo Bonaparte, a cui sarebbe stata data in sposa Maria Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele; infine, le regioni meridionali sarebbero rimaste nelle mani dei Borboni (qualche resoconto dice dei murattiani). I tre stati “italiani” avrebbero fatto parte di una confederazione guidata, ovviamente, dal Papa.

Questo accordo sarebbe stato superato dagli avvenimenti degli anni successivi, che portarono alla creazione dello Stato italiano.

Circa centocinquant’anni dopo, la situazione, mutatis mutandis, non è molto dissimile da quella immaginata da Cavour e Napoleone III: il nord Italia è saldamente governato, non già dai piemontesi, ma dai lombardi; il centro Italia è nelle mani della sinistra, a cui è stata data in sposa la riluttante Bonino (in realtà, dei due sposi il più riluttante sembra il PD); il governo del sud Italia è stato affidato in “full outsourcing” alle varie mafie. L’unica invariante è la sovranità sull’intera confederazione, che rimane del Papa.

Allora marchigiano, oggi tedesco: non per niente siamo parte della Comunità Europea.

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