“Sono fermo nella stazione di x; ecco, ora ci stiamo muovendo” (conversazione telefonica, febbraio 2010)
Viviamo nell’eterno presente: senza più passato, né futuro. Lo dicono filosofi, sociologi, lo dice la lettura dei giornali e la banale osservazione quotidiana di un antropologo pendolare (o pendolare antropologo).
Negato il futuro: precario, globalizzato, inquinato, affollato, indebitato, massificato; il consumo come unico orizzonte.
Annegato il passato, nella “fine della storia”, nella “miseria dello storicismo”, negli strutturalismi vari; nel “secolo breve”, nei milioni di morti per la speranza di un futuro migliore, nel “sol dell’avvenire” e nelle teleologie varie. La storia è sempre stata narrata in funzione del futuro, quasi come pronostico e divinazione. Cancellati l’uno e l’altra, sono finite le grandi narrazioni, il respiro decennale, secolare, millenario. Ormai è solo cronaca, secondo la logica dei media, per la quale un evento esiste solo se è illuminato dalla luce dei riflettori. Senza un prima e un dopo l’esposizione mediatica: punto senza estensione.
Il tempo, da circolare che era nelle società contadine, legato ai ritmi naturali, è divenuto dapprima rettilineo nella società industriale, legato ai progetti di vita e di lavoro, e ora, nella società dei consumi, “puntinista”: fatto di tante opportunità, da sfruttare in tempi rapidi o altrimenti abbandonare subito. Punti senza estensione.
Per non parlare delle attività produttive, delocalizzate e finanziarizzate. Dimentiche della propria storia e del legame con il territorio. In cerca solo di profitti a breve termine (il 50% delle azioni delle maggiori società è nelle mani dei fondi d’investimento), pronti a chiudere interi settori per un trimestre di perdite o di guadagni non in linea con l’eccellenza. Senza passato, con un futuro non oltre i tre mesi.
E infine, quale passato e futuro immagineranno le giovani (e meno giovani: perché no ?) generazioni, “sempre connesse”, con le news, i social network, gli instant messaging, i blog, gli SMS, il cellulare. Subito informate di quanto succede ovunque, nel mondo o tra gli amici, istante per istante. Come Achille, il pensiero, per quanto veloce, non potrà mai superare gli eventi-tartaruga, non potrà mai comprenderli in una narrazione, in una storia, nella storia. Punti senza estensione.
E’ solo nostalgia del “c’era una volta” ?
Fonti:
Marc Augé – “Che fine ha fatto il futuro ?” – Elèuthera 2009
Zygmunt Baumann – “L’etica in un mondo di consumatori”, Laterza 2010
Quotidiani vari, on line (www.repubblica.it; www.corriere.it; www.lastampa.it; www.ilsole24ore.it, etc.) e cartacei
Osservazione diretta dell’autore: treni, metropolitane, bar, strade, a Milano e dintorni
Trovo delle conferme, ma nel frattempo la realtà si è già evoluta, siamo oltre.
Dopo ‘tutto intorno a te‘ a partire dal febbraio 2006 e fino all’ottobre 2009, il claim della nota compagnia di telefonia è stato in effetti ‘life is now‘.
Adesso però c’è ‘power to you‘: dev’esser questo lo spirito del tempo (Zeitgeist) nell’era della crisi.
I nuovi artisti infatti sono i registi e grafici pubblicitari, i nuovi filosofi sono i creativi.