Nel comment al post di Paolog “Ci libereremo dei libri di carta” ( dicembre 2009) Doctor Sax prefigurava semiserio – insieme a quella dei libri cartacei- la fine degli scaffali su cui vengono depositati…una scomparsa che avrebbe dato per sovrammercato un problema di arredamento: come riempire i nostri soggiorni più o meno borghesi senza quelle pareti attrezzate da ripiani con sopra volumi, sfondo quasi necessario a riempire e coprire vuoti materiali e spirituali, rappresentazioni e rappresentanze di sé e dell’immagine di sè che ama vedersi e farsi vedere istruita, attrezzata per lo spirito oltre che materialmente…
Lo avevano capito bene i mobilieri d’assalto dell’Italietta anni Sessanta, Settanta, quando sfornavano librerie e componibili di pronto arredo, corredate di pannelli con libri raffigurati o addirittura finti volumi, parallelepipedi in sequenza dal formato e aspetto di tomi enciclopedici, per lo più, la rappresentazione della cultura si accontentava allora del modello vulgato dell’enciclopedia.
Senza contare, osservava Doctor Sax, lo svuotamento di attrezzi reggivinili e poi cd, con le nuove diavolerie miniaturizzate…
Mi ha fatto riflettere ancora una volta sulla duplice valenza materiale e immateriale, al limite virtuale, dei luoghi e dei supporti…degli ambiti, spazi, della vita e della cultura umane.
Ci ho ripensato mentre faticavo nella casa di famiglia a smontare e rimontare gli scaffali della libreria della stanza-studio e quasi magicamente mi sono ritrovata tra le mani un libro che credevo, temevo, fosse andato perduto…un caso editoriale dei primi anni Novanta, “Passaggio in ombra”, l’autrice, Mariateresa Di Lascia, era morta prematuramente a quarant’anni, il premio Strega le fu attribuito postumo…
Scrivevo ‘magicamente’ perché proprio in quei giorni quel romanzo mi era tornato alla memoria, la prima pagina per la precisione, dove l’io narrante si descrive, donna attempata, impolverata e asmatica in un appartamento di una casa moderna, di quelle con le scale strette, reduce da un’immersione nel mercato rionale a scovare vecchie stoffe che accumula e ripone in scatole sempre più stipate, arrampicate sulle pareti…attrezzate con scaffali, si evince…supporti necessari a tutte le operazioni di accumulo e deposito: stoffe, libri, è lo stesso…ognuno ha i suoi depositi deposti su ripiani, supporti fisici e psichici nel contempo.
Ho sempre avuto della cultura un’idea di accumulo e sedimento, come un depositarsi geologico… e sono un’accumulatrice e archivista per indole e nevrosi…anche la mia minuscola casa è stipata di libri e stoffe e scarpe e altri oggetti…e di scaffali e mensole e ripiani…non bastano mai…
Non mi sembra la stessa cosa un archivio virtuale, certo più funzionale, capiente, organizzato, non permette però il processo di sedimentazione e schiacciamento da cui può uscire il diamante, la pepita, il ritrovamento magico e prezioso…
Continuo a rifletterci e intanto tiro giù dal ripiano della libreria e della memoria — la memoria ha bisogno di supporti ancor più della materia – quel libro antico che ricordo bellissimo, lo segnalo a chi voglia leggere di Chiara, della sua solitudine, del suo passato, della sua famiglia meridionale, intercettando e portando alla luce almeno una volta ancora un passaggio troppo ingiustamente in ombra…
L’astrazione è una scoperta (o invenzione? perchè il platonismo ricompare spesso come un fiume carsico?) recente dell’Homo sapiens: sia in senso ontogenetico, sia filogenetico. Peraltro non ancora acquisita da molti individui e popolazioni.
Separare il contenuto dal supporto (il software dall’hardware) è una forte astrazione, alla quale probabilmente l’Homo sapiens si abituerà nel giro di una o due generazioni. Così come si abituerà alla smaterializzazione degli oggetti digitali: fotografie, libri, dischi, lettere, radiografie. Ne guadagnerà la vivibilità delle abitazioni: ma la nostra memoria, esercitata al ricordo tramite il tatto, l’odorato, il gusto, come si riconfigurerà ? Onoreremo gli amici morti con una croce virtuale su Facebook ?
Gli accumulatori in inglese sono chiamati HOARDERS (to hoard = accaparrare) è considerato una sottospecie di disturbo ossessivo-compulsivo..
Pare che in USA che sono molto più avanti di noi c’è una serie televisiva della rete A&E TV che tratta di questi Hoarders – le foto sono impressionanti.
C’è anche la variante per i libri, bibliomania, che diventa arte nell’installazione “Scanner – una casa di libri” di Matej Krén a Bologna.