Codici (1^ parte)

La parola o segno che l’uomo usa è l’uomo stesso. Poiché, come il fatto che ogni pensiero è un segno – considerato insieme al fatto che la vita è un flusso di pensiero – prova che l’uomo è un segno…

(Charles Peirce, I fondamenti della semiotica cognitiva)

Vorrei sgombrare il campo da due possibili equivoci: questo breve articolo non comparirà mai su una rivista scientifica, né verrà mai letto da Umberto Eco. Ciò mi esime dalla citazione di tutte le fonti da cui ho pescato a piene mani, e da eccessive precisazioni storiche e terminologiche. Naturalmente proprio alcuni testi di Eco (Opera aperta, Lector in fabula, Semiotica e filosofia del linguaggio) ne costituiscono la principale ispirazione.

Perché dunque “Guerra e pace” (il romanzo, non il film) pesa molto meno del trailer di Shrek?

Ogni volta che l’uomo intende comunicare attiva dei processi di significazione, che si esplicitano tramite “segni” (parole, immagini, musica, danza, etc.); per interpretarli si utilizzano dei “codici” (insiemi di regole), che consentono a mittente e destinatario di intendere allo stesso modo i significati trasmessi.

Le immagini sono dei codici “deboli”, cioè con un basso livello di codifica: anche chi non possieda una conoscenza specifica del codice, può interpretarne i contenuti, almeno a un livello superficiale. La Vergine Annunziata di Antonello da Messina sarebbe riconosciuta anche da un contadino laotiano, almeno come rappresentazione di una giovane donna. Ciò vale a maggior ragione per le fotografie, il cui la descrizione della realtà è in generale più diretta e pertanto meno codificata. Per semplicità, postulerò che quanto detto per le immagini fisse valga anche per quelle in movimento, almeno per tutti coloro che appartengono alla cultura cinematografica e televisiva.

Al contrario, la scrittura è un codice “forte”, che implica cioè un alto livello di codifica, e un conseguente livello di competenza per essere interpretato. Per decifrare questo testo occorre conoscerne la chiave, cioè la scrittura latina; in termini informatici, la versione audio ne costituisce proprio la decodifica (fino ai tempi di Sant’Agostino si leggeva solamente ad alta voce), e, registrato sul vostro PC, pesa molto di più della corrispondente versione scritta. Non basta, però: per pervenire a un livello di comprensione superficiale, simile a quello di un’immagine, occorre passare attraverso un altro codice, quello linguistico. Oltre alla scrittura latina, chi volesse interpretare questo articolo dovrebbe conoscerne anche la seconda chiave: la lingua italiana.

In conclusione, per interpretare, almeno a livello superficiale “Guerra e pace” ho bisogno della conoscenza di due codici forti: la scrittura e il linguaggio. Apparentemente, pertanto, c’è una correlazione inversa tra quantità di informazione e livello di codifica. Infatti, lo spartito della Quinta Sinfonia di Mahler pesa molto meno di una sua esecuzione, ed ha una codifica più forte, poiché richiede una buona competenza musicale per essere interpretato anche solo superficialmente (le linee melodiche), e addirittura un’orchestra e un direttore per essere riprodotto.

Detto in altri termini, gli insiemi di segni maggiormente codificati (con più codici e codici più forti) pesano meno a livello informativo, poiché richiedono maggiori sforzi interpretativi da chi li decifra.

(1- continua)

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