La prima osservazione dopo due settimane sui treni tra Genova, Verona, Milano e Vercelli, dalla 2° classe sul regionale alla 1° classe sui frecciabianca/frecciarossa, è che il personale di viaggio è sempre stato educato, sorridente e flessibile. I passeggeri invece – generalmente rumorosi, spesso zozzi e a volte arroganti.
Detto questo, per il resto della c’è la serie A e le serie B: la serie A è frecciabianca/frecciarossa; la serie B è tutto il resto. Siamo già di fronte a due aziende in una, la bad company e futura newco.
A cominciare dalla puntualità e frequenza. Sulle tratte servite da treni di serie A come la Milano-Torino 10 volte su 10 il ritardo è stato impercettibile; le tratte meno battute invece sono mal servite, con cambi e coincidenze improbabili che spesso i viaggiatori mancano a causa dei ritardi.
Poi: i treni di serie A sono nuovi. Invece nei treni di serie B il materiale è vecchio, e ancora di più sulle linee secondarie. C’è ovunque una quantità di apparecchiature guaste (porte, obliteratrici, emettitrici di biglietti); visitando la stessa stazione più giorni di seguito si nota che cercano di riparare il guasto, ma poi si rompe di nuovo (questo vale per le stazioni ad alta frequentazione: nelle stazioni periferiche è l’incuria completa). D’altronde viaggiare sui treni di serie B è praticamente gratis.
Però anche se come consumatori siamo programmati ad esigere l’auto e il telefono più recente (vita media rispettivamente 5 e 2 anni), non è detto che questo abbia senso per un’industria che deve bilanciare tra costi di investimento per la sostituzione e costi operativi per le riparazioni. In questo senso i treni vecchi e le apparecchiature che si rompono di continuo fanno pensare ad un’azienda che ha coltivato il risparmio estremo, non si capisce se per privilegiare il mantenimento di garanzie sociali o non piuttosto per lanciarsi in investimenti scellerati sull’alta velocità. Volendo pensar bene, io qua, seduto sul sedile sfondato nella carrozza vecchia di 20 anni, posso immaginare di sacrificarmi per sostenere livelli di diritti sociali probabilmente molto più alti di quelli di cui beneficio io. Evvai, la buona azione quotidiana !
Sulle linee ad alto valore aggiunto, è chiaro che Trenitalia sta cercando di dare un servizio di seria A a prezzi europei perchè c’è qualcuno disposto a spendere. E infatti proprio lì si sta per scatenare il libero mercato. Stanno per arrivare NTV di Montezemolo & C., Arenaways e tutti gli altri. Già mi vedo le publicità con la bella signorina ammicante sdraiata sui sedili di pelle bianca, sogno proibito del pendolare – le tariffe complicatissime che renderanno impossibile confrontare le offerte – tutto l’armamentario di marketing che già conosciamo.
La guerra è già iniziata. Parlando male di “FS” ci si unisce al fuoco di martellamento che prepara l’entrata in campo dei futuri concorrenti privati: quelli sì che ci spilleranno il sangue tra qualche anno, lesinando su tutto, in primis sui lavoratori ! Forse l’ineffabile amministratore delegato Mauro Moretti non sta conducendo la futura newco trenitalia nel peggiore dei modi possibili se il suo futuro competitor Montezemolo qualche settimana fa dichiarava: “bisognerebbe mandarlo a casa”.
Quanto alla bad company, che dovrebbe mantenere in vita i rami secchi, le stazioni periferiche e le tratte antieconomiche, cosa in teoria desiderabile (il cosiddetto servizio universale) in realtà non funziona, che poi è proprio la stessa cosa che vediamo anche in tutti gli altri ambiti. La piccola città di provincia dalla parte sbagliata del digital divide (non raggiunta ne raggiungibile da ADSL), con preventivata prossima chiusura dell’ospedale (causa trasferimento al capoluogo), senza più negozi (tutti in auto al centro commerciale) perchè dovrebbe stupirsi se i treni non si fermano più nella stazione ?