Ricordo, molti anni fa, un mio intervento in un’assemblea, all’Università di Milano. La discussione si stava svolgendo in modo molto accademico, e non solo per il luogo in cui ci trovavamo; l’oratore, uso al discorso pubblico, citò, per non so quale motivo, la formula marxiana: “proletarizzazione della piccola borghesia” (in Marx si parla in realtà di “ceti medi”). Timida matricola, mi sentii in obbligo di rovesciare quella profezia, vista la realtà economica e sociale del tempo, e, citando Pasolini, parlai di “borghesizzazione del proletariato”.
Si era a metà degli anni ’70 e tutto sembrava congiurare per un periodo di prosperità, di opportunità, di benessere, di crescita sociale per tutti. La nostra generazione aveva la possibilità di studiare, avere un buon impiego, godere di estesi servizi sociali; forse per la prima volta, i figli avrebbero goduto di maggior benessere rispetto ai padri.
Di lì a un decennio quell’estate della storia (occidentale) si sarebbe volta in autunno, con la liberalizzazione dei flussi finanziari, la globalizzazione, il thatcherismo e il reaganismo: altre penne hanno già scritto e scriveranno di quel rivolgimento storico.
Il mio intervento di allora suscitò l’ilarità e la condiscendenza che un’ingenua, innocua matricola eretica e pasoliniana meritava. Ripenso oggi alla frase marxiana ogni volta che la cronaca riferisce di “indignati” in azione: in Spagna, Grecia, Israele, e ora, in modi ben più violenti, in Gran Bretagna. Certo, i termini “borghesia” e “proletariato”, oltre a essere démodé, sono inadatti a descrivere in termini sociologici l’occidente dei nostri giorni. “Impoverimento del ceto medio” potrebbe essere una formula più calzante, anche se in fondo non racconta nulla di diverso. Se poi, con un paragone almeno ardito, pensassimo agli immigrati come al proletariato dei nostri giorni, forse avremmo una fotografia, molto semplificata e parziale, ma nitida, della realtà attuale. In sintesi, una parte consistente del ceto medio sta perdendo benessere, prospettive di lavoro e di vita, servizi sociali, e sta retrocedendo nella scala sociale al livello degli immigrati; i figli godranno di un benessere molto inferiore a quello dei padri.
Se, a un livello di astrazione molto elevato, si può far coincidere la realtà attuale con la profezia marxiana, altrettanto non si può dire per la reazione attesa. Nel XIX secolo il nemico di proletariato e piccola borghesia proletarizzata, alleati, era lo Stato borghese, il cui rovesciamento avrebbe portato alla società ideale; oggi non è facile individuare e combattere il nemico, nascosto nelle pieghe della finanza globale o nei consigli di amministrazione delle multinazionali. Ecco che la reazione degli indignati del ceto medio si fa confusa, a volte antipolitica, quando invece occorrerebbe una politica capace riprendere il controllo degli Stati, spesso commissariati dalle grandi istituzioni internazionali, o dal “mercato”. Spinto dalle classi politiche in fuga dalle proprie responsabilità, il ceto medio impaurito elegge a proprio nemico proprio l’immigrato, in una guerra dei poveri che serve solo a confermare al potere i partiti di destra.
Indignati di tutti il mondo unitevi !