‹L’arca delle bestie parlanti per la salvezza dell’individuo e l’estinzione della specie› sottotitolava in copertina l’edizione (1972) negli Oscar Mondadori del cartoon di Addison (ovvero il Mort Walker di Beetle Bailey) intitolato “Il diluvio prossimo venturo”.
Un ‘conte philosophique’ in strisce di un La Fontaine adattato ai tempi, con un tenero, simpatico, insipiente homo sapiens, capitan Giocondo, alla guida del balordo microcosmo animale, un solo individuo per ogni specie, chissà mai perché, neh?… (seleziono, integro e trascrivo dalla quarta di copertina di una mia scompaginata e debitamente ingiallita copia di quell’ormai antica edizione, riesumata tra le colate laviche e le macerie dello scantinato di famiglia ove continuamente eruttano e affiorano relitti e reliquie di quei Settanta, lo vediam meglio ora, così fin de siècle, anzi, di millennio).
Solo un anno dopo Morselli terminava “Dissipatio H.G.”, appena prima di togliersi la vita, racconto filosofico anch’esso, di ben altra misura, ovvio, la cui riesumazione travalica i limiti dell’archeologia ‘vintage’…
Nel racconto, come riferivo nel post precedente, l’unico uomo rimasto sulla terra, che trova deserta di umani, paradossalmente proprio dopo aver progettato, intrapreso e infine rinunciato al suicidio, non sa decidere se considerarsi un sopravvissuto, un prescelto o proprio lui il condannato…
Niente a che vedere, ovvio, con l’improvvido e divertente Giocondo, senz’altro meno ‘giocondo’ e molto più sapido e smagato… non guida un’arca, a meno di non considerare un’arca il racconto-monologo stesso, testamento-traghetto di un mondo nostalgicamente amato e insieme detestato, per la salvezza non si sa bene di che… per traghettare dove, poi, lasciare in eredità a chi?
Eppure, quegli animali che si aggirano per le strade e le piazze deserte tra i relitti delle cose umane, gli unici esseri animati presenti sulla terra – estinta la specie umana – i gatti, la gallina, i topi… i caprioli… di cui l’uomo superstite diventa l’unico testimone… non animali parlanti e antropizzati come quelli caricati da Giocondo sull’arca, certo, davvero ‘altri’ rispetto al genere autoproclamatosi ‘sapiens’…la loro carta vincente per la conservazione della specie, questa loro diversità, magari?
Forse è balordo e irriverente l’accostamento, non credo del tutto gratuito e immotivato… va be’, a me piace celebrare così il grande, troppo ignorato e troppo dimenticato Morselli, che oggi compirebbe 100 anni, me lo ha fatto presente un amico molto più sveglio di me — io, con sottomano le note biografiche, non me ne accorgevo proprio, sarà per le mie difficoltà di femmina âgée a contemplare i genetliaci… – e che comunque difficilmente li avrebbe compiuti e magari nemmeno voluti compiere in questo mondo di troppi sopravvissuti e altrettanti mutanti…