Lettera alla città di Ferrara

Cara Ferrara

 

sono (in realtà ero) orgogliosa di vivere a Ferrara, una città Patrimonio Unesco, che tutti trovano bellissima.

È la mia città, quella che ha forgiato la mia famiglia, la mia storia.

Siamo nati in campagna, in condizioni difficili, mio nonno faceva il birocciaio, guadagnava in un anno, dal suo padrone latifondista, solo un sacco di farina. Certamente aveva l’orto e il suo maiale, altrimenti non si campava, però mi raccontava che molte volte si mangiava solo una fetta di salame e una cipolla in un giorno intero.

Nonostante tutto, fece studiare mio padre che si sobbarcava, ogni giorno in bicicletta, 20 km all’andata e 20 al ritorno, per arrivare a scuola in città.

A Ferrara si guadagnò il diploma, si trasferì in città e, con gli anni, la situazione andò solo migliorando; già mio fratello prese la laurea con 110 e lode; io la presi prima a Venezia, poi una specializzazione a Bologna e, infine un master a Ferrara, in tarda età. Ho insegnato all’università di Bologna e ora insegno in molte parti del mondo. Sono diventata rettore, consulente delle Nazioni Unite e dell’OCSE.

Tutto questo ha comportato molto impegno e deriva da tanti sacrifici da parte di tutta la famiglia che ha trovato una propria stabilizzazione, in grazia di un forte senso morale di base.

I miei genitori non ci sono più, i miei fratelli si sono trasferiti, ma io mantengo un costante legame con quella che considero la mia città, anche se risiedo a Bologna e viaggio in continuazione.

Ogni volta che torno a Ferrara è sempre una ferita che mi viene inferta da chi calpesta la dignità di gente onesta, lavoratrice, che aveva i principi sani di gente legata alla terra e conduceva una convivenza pacifica.

Molti anni fa, con un esperto legale, feci una ricerca scientifica e scrivemmo insieme un articolo intitolato “La delinquenza a Ferrara”. Ebbene, risultò che Ferrara era l’ultima in Italia nella classifica per cause in tribunale, per aspetti delittuosi e per la presenza di organizzazioni criminali. Ora non potremmo più scrivere un lavoro del genere, ci vergogneremmo, come mi vergogno quando sento i numerosi studenti universitari che quest’anno sono venuti da tutt’Italia nella nostra città e alcuni sono ospiti nella casa di famiglia, dire che qui è peggio che da altre parti, che è peggio di quanto immaginassero dalle notizie dei mezzi di comunicazione.

A me sembra che sia peggio del Far West americano dove alla fine, nonostante tutto, vinceva la legge.

Ferrara 2/8/18

 

Adriana Galvani

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