L'esercizio del voto è dovere civico

Ogni cittadino può leggere la Costituzione della Repubblica Italiana e non c’è bisogno di giuristi o professori universitari che ce la interpretino:

Art. 48. … Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. …

L’astensione da un referendum perchè il tema non interessa è un diritto: il senso del quorum è appunto invalidare una consultazione a cui non partecipato per disinteresse la maggioranza degli aventi diritto.

Quando invece il tema interessa e proprio per questo ci si astiene l’astensione diventa sabotaggio della consultazione quindi un modo per esprimere la propria volontà; il non-voto diventa voto ma in questo modo il voto non è più segreto.

Per questo è deprecabile invitare ad astenersi da un referendum in base al merito della consultazione. Chi invita a disertare i tre referendum popolari abrogativi di domenica 21 e lunedì 22 giugno prossimi ha i suoi motivi ma finisce per fare della diseducazione civica: la sfiducia nella politica rinforza già abbastanza le file del partito del non voto e non c’è bisogno di fare altra propaganda in questa direzione.

1 thought on “L'esercizio del voto è dovere civico

  1. Concordo che la propaganda di chi, per interesse, invita a non votare i referendum, è contraria allo spirito della Costituzione (art. 48 citato). Lo è altresì il modo piuttosto bizzarro di formulare i quesiti dei referendum elettorali presenti e passati (ma non solo), basati su un chirurgico lavoro di rimozione di parole e frasi di un’unica legge.

    La costituzione recita, all’art. 75: “E’ indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale e parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge …”. Tertium non datur: abrogare una legge o una sua parte significa tornare allo status quo ante; non abrogarla significa mantenerne gli effetti. Ritagliare singole parole o frasi di una legge per modificarla può essere conforme alla lettera della Costituzione, ma non al suo spirito.

    Generalizzando: ecco spiegato perché le nostre leggi sono pletoriche, codificate all’eccesso, verbosissime, comprensibili solamente a esperti legulei; perché siamo, come la letteratura e la politica insegnano, il paese degli avvocati (absit iniuria verbis). Contrariamente alle tradizioni giuridiche anglosassoni, tutte le casistiche, inclusioni, esclusioni, vanno definite fino al dettaglio più minuto. E’ sufficiente che venga lasciato uno spiraglio per indurre comportamenti non esplicitamente vietati, anche se palesemente in contrasto con la volontà del legislatore.

    “Fatta la legge, creato l’inganno” è espressione che credo non abbia corrispettivo in inglese o tedesco. Il mio regno per un cavillo!

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