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La questione “fame nel mondo” è stata negli ultimi decenni di scarsa attualità presso le opinioni pubbliche occidentali, ponendosi in primo piano solamente durante le cosiddette emergenze umanitarie, causate principalmente da guerre locali. Nel 2008, il forte aumento dei prezzi di cereali e riso ha creato qualche allarme, ma è stato presto imputato alla speculazione, trascurandone  gli aspetti strutturali.

Un’inchiesta del National Geographic (giugno 2009) fornisce una diversa interpretazione: il genere umano consuma più cereali e riso di quanti ne produca, e ciò si è verificato per il grano in sette degli ultimi nove anni, riducendo sensibilmente le scorte.

La rivoluzione agricola degli anni ’60 e ’70, basata sulla monocultura e sul forte impiego di acqua, fertilizzanti e pesticidi, ha rallentato molti i suoi effetti positivi (pur mantenendo quelli negativi) e non riesce più a nutrire una popolazione sempre crescente. Inoltre, la scarsità di nuove terre coltivabili, l’aumento di produzione di carne, specialmente in Cina, e l’introduzione dei bio-combustibili, limitano la possibilità di crescita dei raccolti destinati all’alimentazione umana. Serve in breve tempo una nuova rivoluzione agricola, che può provenire da due direzioni: ancora coltivazioni intensive, con l’uso di sementi OGM, oppure aumento di produttività dei piccoli fondi, con l’introduzione di leguminose, fertilizzanti naturali.

E’ la rivincita delle forze che hanno da sempre governato la Storia, e che il progresso tecnologico pareva avere, se non sconfitto, almeno depotenziato. Clima, cibo, demografia, malattie: purtroppo la “fine della storia” non è (ancora) arrivata.

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