Mixin Pei, direttore del dipartimento di studi sulla Cina del Carnegie Endowment for International Peace, scrive sull’Espresso che il Partito Comunista Cinese è diventato, negli ultimi trent’anni, “il partito dei ricchi e delle élite”. Non più contadini e operai, ma tecnocrati, professori e studenti universitari, professionisti e proprietari di aziende, divenuti funzionari e dirigenti di partito. Ovviamente “il partito dei ricchi e delle élite è anche il partito per i ricchi e per le élite”. Pochi ne dubitavano, ma eccone una conferma autorevole. La Cina è oggi una società di classe fortemente autoritaria, che non tutela più la salute e il livello di vita di operai e contadini, ma le ricchezze di capitalisti e tecnocrati. Non diversamente da quanto accade in Russia, a sua volta società di classe con una discreta impronta autoritaria. Con un minimo di esagerazione si può dire che i due più importanti paesi comunisti di vent’anni fa, oggi sono governati da regimi fascistoidi.
Mentre gli Stati Uniti hanno un presidente nero, che propone e impone una riforma sanitaria e promuove un’economia a misura di ambiente. E l’America Latina, fino a qualche decennio fa cortile di casa degli Stati Uniti, popolato da militari e dittatori, oggi esibisce governi di centro-sinistra, o addirittura socialisti, presidenti di etnia india e una discreta autonomia decisionale in campo economico.
In conclusione: chi sarà il nuovo mito politico della sinistra del 2000 ? Obama, Morales o Chavez ? E il nuovo paese guida della sinistra: il Brasile di Lula o l’India, la più grande democrazia del mondo ? E la sinistra antagonista, dopo aver giustamente manifestato contro il colonialismo statunistense in America Latina, saprà protestare contro quello cinese in Africa ?