L’ho già confessato, è una vera ossessione, non solo estiva, credo, questa dell’ordinare… senz’altro correlata a un’indole particolare oltre che ai ben noti condizionamenti che la parte femminile dell’umanità, ben più di quella maschile, subisce, stanti i modelli educativi e sociali imperanti.
Imbricata nell’ossessione c’è la percezione di quanto spesso l’intento ordinatore sia destinato quasi per sua natura alla frustrazione, reso sempre vano, superato, obsoleto, nel corso e nel procedere delle cose, della vita.
E’ il dramma comune alle massaie, quello dell’ordinare e riordinare senza tregua e scampo, in un perenne sforzo che si conclude e riapre appena concluso… inevitabile, necessario, anzi, necessitato ma immediatamente vanificato dal semplice viverci in una casa.
Nelle case come in tutti luoghi di frequentazione e di vita degli umani…
Anni fa, nella mia scuola, c’era un’aula adibita a laboratorio di tecnica: da tempo in disuso vi imperava un disordine assoluto fatto di cumuli e cataste di oggetti, materiali, strumenti, quasi impraticabile.
Quell’aula esercitava su di me, sulla mia psiche malata, un’attrazione maliosa e imperiosa, un richiamo non eludibile…
Dovevo ordinarla, ripristinarne funzione e praticabilità, raggruppare, catalogare oggetti, materiali, strumenti, ricollocarli, sistemarli…
A quel tempo arruolata come insegnante di sostegno, approfittai della mia comoda condizione – che mi lasciava tanti tempi ‘morti’ – e mi gettai con una determinazione furiosa nell’impresa: sgombrai, pulii, rimisi in sesto, ordinai pezzo per pezzo, pannello per pannello, trapano per trapano, chiodo per chiodo, puntina per puntina…un lavoro capillarmente immane che portai a termine con una soddisfazione e risultati sorprendenti… un capolavoro di cui andai fiera…il laboratorio era rimesso in piedi, forse non era mai stato così ordinato e praticabile…perfettamente funzionale…funzionante, utile?
L’anno seguente fui trasferita altrove, seguirono anni di peregrinazioni in altre scuole…quando ritornai, in veste di insegnante di lettere in sede definitiva, cercai subito quel laboratorio: non ne era rimasta traccia, smantellato per far posto ad una classe, i colleghi non ne ricordavano nemmeno l’esistenza.
Non ho ancora deciso quale lezione debba trarre dalla vicenda, forse che l’ordinare è importante, necessario, in sé, al di là degli intenti ed esiti… almeno di quelli riconosciuti o dichiarati?
Comunque… sarà l’inizio dell’attività scolastica — succede anche alle troppo lunghe vacanze estive degli insegnanti di avere una fine — a convogliare i pensieri nella direzione della didattica e a farmi tornare alla memoria una geniale pedagogista d’antan, anche nel nome, Maria Boschetti Alberti, che aveva fatto dell’ordine un tema e un principio di teoria e ancor più di prassi educativa.
Ci sono aspetti di storia personale da non sottovalutare, al riguardo: oltre che insegnante sono figlia di insegnanti, un tracciato esistenziale ineluttabile e irredimibile, temo…mia madre, letteralmente, talora insopportabilmente, ‘mater et magistra’, usava redarguirmi e sollecitarmi all’ordine e riordino delle mie cose citando appunto la Boschetti Alberti, secondo la quale l’ordine materiale prepara e sostiene l’ordine mentale, lo predispone.
Cito disordinatamente…oops…da quell’antico ma a mio parere modernissimo testo che è il “Diario di Muzzano”, dove la maestra ticinese, dopo un viaggio in Italia che le ha fatto conoscere l’esperienza e il pensiero della Montessori, racconta le sue prime pionieristiche prove didattiche, quelle che la faranno approdare al metodo della ‘scuola nuova’ e alla sua personalissima ‘scuola serena’:
” I primi dieci minuti li dedicai all’ ‘ordine’. Insegnai ai piccoli (…) a far bello il loro posto, a pulire, a spolverare, a ben disporre cartelle e libri…”
“…un’altra ragazzetta che viene una mattina ad annoiarmi, dicendo: -Signora maestra, mi permette di far ordine?
-Ma se adesso è tempo di lavoro scolastico? Il tempo dell’ordine è passato. Ma la bambina mi seguiva con ostinazione, domandandomi il permesso di far ordine. Seccata – Ebbene fallo- le risposi sgarbatamente. Andò al suo posto, ordinò, levò la polvere, abbellì. (…) Mise in ordine il posto di parecchie sue compagne; poi il camino. E dopo aver passato così quasi tutta la mattina, si mise a scrivere. Da allora divenne (…) ‘ordinata’.
Quello che la Montessori dice, cioè che un bambino, ripetendo molte volte un esercizio, si ‘ordina’, cioè ‘concentra la sua attenzione’ , è un fatto vero. (…) La Montessori pare credere che ‘solo’ col suo materiale l’attenzione possa concentrarsi: La bambina alla quale io accennai concentrò invece la sua attenzione spolverando e scopando; ne vidi poi altri ‘ordinarsi’ nelle più strane maniere: Quell’attenzione, dapprima localizzata sopra un sol punto, diventa poi generale, e il bambino s’interessa a tutto.”
E’ un racconto formidabile, pieno di spunti preziosi, tutto da riscoprire e a mio parere riproporre…
Ci ritornerò…intanto ho deciso: in questi giorni ho rivisto — alla ricerca di libri di testo introvabili – gli armadietti delle aule, quelli deputati a raccogliere materiali e strumenti di lavoro… vi regna il solito disordine assoluto e disperante, sedimenti e magma di carta, legno, libri e quaderni, penne, squadre e righelli, solidi geometrici e colori…
Io non ce la faccio più, li farò riordinare dai miei ragazzi: ordinamento/ ordina… mente.
Mi ha sempre intrigato la parabola del valore “ordine”. Nelle società di produttori, qual era la nostra sino a qualche decina di anni fa, l’ordine era ed è un valore positivo, e un ragazzo disordinato, da correggere.
Oggi molti affermano con malcelato orgoglio di “essere incorreggibilmente disordinati”; il disordine è diventato sinonimo di creatività, di prevalenza del lato emozionale su quello razionale. E, si sa, la società dei consumi è fortemente dipendente dall’aspetto emozionale degli individui: chiunque si soffermasse a valutare razionalmente i propri acquisti finirebbe per cancellarne almeno la metà.
Ma, pur contando sull’emotività dei consumatori, la società occidentale è fondata su una razionalità assoluta (declinata in: scienza, tecnica, industrializzazione, sviluppo), che trascende le diverse culture e vi si impone in modi violenti e non violenti.
Temo però che questa considerazione meriti approfondimenti maggiori. Ad maiora.
Nella traduzione francese (ordinateur) e in quella catalana (ordinador) della parola computer, delle facoltà di queste meravigliose macchine viene messa in risalto proprio quella di ordinare. Tuttavia chi sperava che potessero ordinare le nostre vite si è sbagliato clamorosamente, chè proprio per il sovraccarico di informazioni e stimoli provenienti dagli ordinatori viviamo in un epoca confusa.
La mente ordina secondo categorie a lei note.
La padronanza corrente delle potenzialità della mente umana è però limitata, così come quella degli altri strumenti di comprensione ed interazione, come i sensi.
Ne segue che, basandosi solo sul noto, risulta difficile essere creativi ordinando.
Personalmente sono favorevole alle ondate successive di disordine e ordine, che bene soddisfano le mie esigenze di ricerca e consolazione.