Quanto vale un gigabàit (GB) ?
Nell’articolo Quanto pesa un gigabàit (GB) si discute della “pesantezza” a livello fisico dell’informazione, riferita alla sua unità di misura “scientifica”, il bit (o i suoi multipli, come il kB, MB, GB, TB, PB…). Nel post Web is dead di Doctor Sax viene proposto un grafico, dove è riportato il traffico di dati su internet misurato appunto in bit; da questo grafico si interpretano le tendenze nel settore della nuova comunicazione.
Urge quindi un nuovo post per chiarire la “pesantezza” a livello sociale dell’informazione, cioè il suo valore.
Evidentemente il valore non sarà semplicemente proporzionale al numero di bit, altrimenti il romanzo “Anna Karenina” di Lev Nikolaevic Tolstoj (3,5 MB nell’edizione di Calomelano editrice virtuale) varrebbe meno di 1/6 del trailer di un noto cartone animato (22 MB per 1′ 18″”).
Il valore di un informazione si potrebbe ad esempio misurare sulla base dell’uso che se ne fa:
- se è per scopo di intrattenimento (come la maggior parte di quanto si trova su internet), è proporzionale al tempo per il quale mi ci trastullo; ad esempio due ore di intrattenimento valgono quanto un biglietto del cinema = 10 €; oppure un’ora ogni sera per un mese (30 ore) valgono quanto un videogioco = 30 €
- se è per scopo educativo, dipende dall’aumento del mio reddito grazie al fatto che sono diventato più intelligente dopo averla assimilata; il calcolo del valore dei 10 MB di cui consta Algebra 1 di matematicamente (il primo manuale di matematica per la scuola secondaria gratuito con licenza Creative Commons) è lasciato come esercizio al lettore
- se è pubblicità, il valore è ben noto perchè c’è un fiorente mercato
- se è una promessa di guadagno futuro, vale quanto questo guadagno: ad esempio se mio nonno mi manda un SMS da lassù con i numeri del superenalotto, quell’SMS vale quanto il jackpot anche se sono solo pochi bit (circa 1000: 1 kB) !
Al momento c’è una grande confusione, perchè la digitalizzazione dei contenuti mette sullo stesso piano materiali che fino ad oggi sono stati commerciati su supporti fisici diversi (CD-ROM, libri, carta, DVD…) e con valore percepito su scale diverse.
Quel che è certo è che riportare uno accanto all’altro i bit relativi a email, banner pubblicitari, video, ebook, articoli, foto o musica non è molto istruttivo. Quando le statistiche sono usate in modo così patentemente fazioso, uno si dovrebbe chiedere: chi è, da chi prende soldi / per chi fa consulenze il signor Andrew Odlyzko, autore del grafico ?
In realtà il Carneade tecnologico ha utilizzato dati provenienti dalla Cisco, che fa nodi di rete (router) ed è in grado di misurare il traffico inserendo sonde sui propri apparati, presso alcuni selezionati provider suoi clienti.
Per loro natura, tali apparati sono in grado di discernere applicazioni diverse (video, peer-to-peer, web, etc.), di registrare tempi, origini e destinazioni, ma non i contenuti. E’ un modello della realtà Internet, che prescinde dai proprietari dei siti. Come tutti i modelli è rozzo, incompleto; nel caso specifico addirittura tautologico, forse irrilevante. Di certo interessante, se ha il merito di suscitare discussioni. Ci illustra il consumo di risorse (di banda) nel mondo Internet, sempre più sbilanciato verso il video: Cisco sostiene che nel 2014 il 91% del traffico sarà relativo ai video, nelle diverse forme.
Per saperne di più sui contenuti, potremmo chiedere a Google di aprire i suoi enormi database.
Meglio di no.