Barbarie

… Fino a poco tempo fa, nei paesi europei dominavano in genere due grandi partiti politici che si rivolgevano all’intero corpo elettorale, un partito di centrodestra (cristianodemocratici, liberalconservatori, popolari e via dicendo) e uno di centrosinistra (socialisti, comunisti e altri). Ma gli ultimi risultati elettorali, a est come a ovest, segnalano che sta emergendo una polarità di tipo diverso. C’è una formazione centrista dominante che rappresenta il capitalismo globale tout court, di solito con un orientamento liberal (tolleranza per l’aborto, diritti dei gay, minoranze etniche e religiose), a cui si oppone un partito anti-immigrati sempre più forte accompagnato, ai margini, da gruppi di neofascisti dichiaratamente razzisti.

Dopo i decenni (della promessa) dello stato sociale, quando i tagli finanziari erano limitati a brevi periodi e sostenuti dall’assicurazione che le cose sarebbero presto tornate normali, stiamo entrando in una nuova epoca in cui la crisi – o, piuttosto, una sorta di situazione economica d’emergenza – con l’esigenza di misure di austerità di ogni tipo (come tagliare l’assistenza sanitaria e la pubblica istruzione gratuite, rendere i posti di lavoro sempre più precari) è permanente, diventa semplicemente uno stile di vita.
Dopo la disintegrazione dei regimi comunisti nel 1990 siamo entrai in una nuova era, in cui la forma prevalente di esercizio del potere statale è un’abile amministrazione depoliticizzata e il coordinamento dei vari interessi. L’unico modo per introdurre la passione e mobilitare i cittadini è con la paura: paura degli immigrati, paura della criminalità, paura di una malvagia depravazione sessuale, paura della presenza eccessiva dello stato (con il peso delle tasse e dei controlli), paura di una catastrofe ecologica, ma anche paura delle molestie (la correttezza politica è la forma esemplare della politica della paura liberal).

Proprio per questo il grande avvenimento del primi anni del nuovo millennio è stato che la politica anti-immigrazione è diventata un fenomeno generale e finalmente ha tagliato il cordone ombelicale che la univa ai partiti di destra.

È essenziale notare che la tolleranza liberal progressista condivide con questo atteggiamento alcune premesse fondamentali: alla sua richiesta di rispettare gli altri (che sono altri da un punto di vista etnico, religioso, sessuale) e all’apertura nei loro confronti fa da contrappunto una paura ossessiva delle molestie. In breve, l’altro va benissimo, ma solo se la sua presenza non è invadente, solo nella misura in cui questo altro non è veramente altro. Il mio dovere di essere tollerante verso l’altro in realtà significa che non dovrei avvicinarmi troppo a lui, invadere il suo spazio. In altri termini, dovrei rispettare la sua intolleranza per la mia eccessiva vicinanza. Quello che sempre più spesso emerge come diritto umano fondamentale della tarda società capitalistica è il diritto di non essere molestato, vale a dire il diritto di rimanere a una distanza di sicurezza dagli altri.

Sul mercato di oggi troviamo tutta una serie di prodotti privati della loro sostanza dannosa: caffè senza caffeina, panna senza grasso, birra senza alcol. L’elenco potrebbe continuare: il sesso virtuale come sesso senza sesso, la dottrina Powell della guerra senza vittime (dalla nostra parte, ovviamente) come guerra senza guerra, la trasformazione della politica nell’arte dell’amministrazione esperta come politica senza politica, fino al multiculturalismo tollerante di oggi come un’esperienza dell’altro privato della propria alterità, l’altro decaffeinato, che fa danze affascinanti e ha un approccio olistico ecologicamente sano alla realtà, mentre dettagli come le percosse alla moglie rimangono fuori dalla visuale.
Il meccanismo di questa neutralizzazione venne formulato già nel 1938 da Robert Brasillach, l’intellettuale francese fascista condannato e fucilato nel 1945, che si considerava un antisemita moderato e invento` la formula dell’antisemitismo ragionevole…

Questa visione di detossificazione del prossimo mostra un evidente passaggio dalla barbarie assoluta alla barbarie dal volto umano. In pratica, una regressione dall’amore cristiano per il prossimo alla tradizione pagana di privilegiare la nostra tribù (greci, rimani) contro l’Altro barbarico. Anche se si ammanta della difesa dei valori cristiani, è questa la più grave minaccia al retaggio cristiano.

Slavoi Žižek, filosofo e studioso di psicoanalisi sloveno.
Articolo uscito sul Guardian, dal titolo Liberal multiculturalism masks an old barbarism with a human face.

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