ITALIA – GERMANIA: 4-3? (Prima parte)

Quis porro, praeter periculum horridi et ignoti maris, Asia aut Africa
aut Italia relicta Germaniam peteret, informem terris, asperam caelo,
tristem cultu adspectuque, nisi si patria sit?

E poi, a parte i pericoli d’un mare tempestoso e sconosciuto, chi lascerebbe l’Asia, l’Africa o l’Italia per portarsi in Germania tra paesaggi desolati, in un clima rigido, in una terra triste da vedere e da starci, se non per chi vi sia nato?

Publio Cornelio Tacito, De origine et situ Germanorum, II

Ci sono un italiano, Antonio, e un tedesco, Fritz. L’italiano, quando incrocia un altro automobilista, che pure sta viaggiando ben oltre il limite di velocità, gli segnala la presenza prossima della polizia stradale. Il tedesco, quando vede un’auto in divieto di sosta presso la sua abitazione, chiama immediatamente la polizia.

Probabilmente a un italiano, questo atteggiamento apparirebbe delatorio; porterebbe alla memoria le dittature di destra o di sinistra, la Stasi, il processo di Eichmann a Gerusalemme, la “banalità del male” (Hannah Arendt).

Qui mi interessa però capire il confine tra delazione e rispetto dei propri diritti; in altre parole, tra spazio pubblico, dove valgono regole condivise, spazio di contrattazione tra privati, regolamentato da codici specifici, e infine, spazio completamente privato, non regolato altro che dalle inclinazioni di ogni persona.

Prima di procedere alla definizione dei confini tra i diversi ambiti, urgono un paio di precisazioni. Si parla qui di Stato perché è l’ente fondamentale di diritto pubblico a livello internazionale, che esercita la sovranità su tutte le persone che vivono, abitano, lavorano sul suo territorio, delegando parte delle sue prerogative a enti locali, e accogliendo alcune normative emesse da organismi internazionali (es.: Comunità europea).

Quanto esposto ha senso solamente per le società i cui soggetti di leggi e norme di comportamento sono proprio lo Stato e i privati cittadini, e cioè, in sintesi, i paesi occidentali oppure occidentalizzati; non è applicabile alle culture dove prevalga la comunità (ad es. la “umma” islamica), la tribù, la casta.

La prima categoria, in cui le controparti sono lo Stato e i privati cittadini, fa riferimento all’ambito del cosiddetto “bene comune”. Riguarda, ad esempio e in astratto, le regole stradali, il pagamento delle tasse, i servizi pubblici in generale e il lavoro (considero in questa categoria anche l’impiego privato, vista l’influenza sull’intera società).

Nel secondo includerei tutte le transazioni e i rapporti, pacifici e non, fra privati cittadini; in questi casi lo Stato agisce da arbitro e non da controparte, pur riscuotendo in alcuni casi l’obolo fiscale dovuto. In questa categoria rientrano ad esempio le liti condominiali, i contratti di compravendita, gli incidenti stradali.

Infine, il dominio privato è quello in cui gli unici arbitri sono i singoli individui: l’abbigliamento, i rapporti sentimentali, le inclinazioni musicali o culinarie, e via elencando.

Naturalmente quello che ho appena descritto è un modello della realtà, e come tale trascura molti elementi per prenderne in considerazione solo pochi, funzionali allo sviluppo del ragionamento esposto. Può essere sostituito da infiniti altri modelli, meno superficiali o più aderenti alla realtà, che però non comprenderanno mai l’intera realtà. La mappa non è il territorio.

(1-Continua)

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