Pietà

In questi tempi duri niente di meglio di un bel film per distrarsi ! all’uopo si consiglia vivamente Pietà del coreano Kim Ki-duk; la trama la trovate qui.

La visione di questo film dovrebbe essere obbligatoria sia per noi cittadini consumatori dell’occidente in crisi così come per loro, cittadini produttori dell’oriente in ascesa. Dopo la visione, una volta passato lo shock, si fanno strada i sensi molteplici secondo cui può essere letto.

Mi piace in questa sede in particolare vedere riflessa nei debitori, la vicenda di altre persone, e di altri popoli carichi di debiti.

I debitori nel film sono piccoli imprenditori indipendenti, contoterzisti del quartiere industriale adiacente al fiume Cheonggyecheon, e che potrebbero essere semplicmente le vittime dell’usuraio senza cuore, limitandosi a fare sfondo alla vicenda della redenzione del diabolico Kam Do:

ad opera della angelica madre-in-prestito interpretata dalla magistrale Jo Min-soo:

Ma la realtà è complessa e multiforme, e il film Pietà non si risparmia nel raccontare il lato B. Che mostra come a guardar bene le supposte vittime sono in effetti dei pazzi irresponsabili, autori della propria rovina, che si sono indebitati con l’usuraio per rincorrere sogni ed illusioni varie. Metafora delle nazioni occidentali in declino, cadute cittima dei cravattari in doppio petto, ma in effetti carnefici di sè stesse. O meglio avviate al macello per mano di politici democraticamente eletti che hanno per anni drogato il sistema, mantenendo in vita privilegi che nessuno poteva ragionevolmente sostenere di aver meritato. A scanso di equivoci, per privilegi intendo: sanità e scuola gratis, pensioni precoci etc.

Mentre nel film il cattivo si redime, resta poco chiaro come le “vittime” possano rinsavire e smettere di autodistruggersi mettendosi in mano all’usuraio.

Ahimè questo dettaglio resta indefinito anche nella metafora dove le “vittime” sono i privati cittadini e gli Stati …

1 thought on “Pietà

  1. Il tema dell’indebitamento statale ha ampia letteratura; aggiungo un paio di miei (non originali, temo) commenti.
    Se uno stato, tramite la tassazione generale, non garantisse sanità, istruzione e mobilità gratuiti, o quasi, ai suoi cittadini, torneremmo al periodo pre-napoleonico, nel quale lo stato stesso si occupava solo di sicurezza e difesa.
    Concordo invece pienamente sulle pensioni precoci, che hanno pesato e pesano parecchio sulle casse italiane. Ciò che però pesa maggiormente (tanto da incidere in percentuale identica alle spese per l’istruzione!) sono gli interessi sul debito, che negli ultimi vent’anni hanno sommato una cifra pari all’intero debito pubblico italiano (attorno ai 2000 miliardi di €).
    Com’è noto, dal 1992 il bilancio italiano, al netto degli interessi, è almeno in parità, e ciò che rende la situazione insostenibile, in Italia, come in Spagna, Grecia, Irlanda, è il ricorso ai famigerati cravattari in doppio petto, dovuta alla cessione della sovranità monetaria. Altri paesi che si sono comportati diversamente (Giappone, gli stessi Stati Uniti) hanno debiti superiori al nostro, ma pagano interessi complessivamente inferiori. In sostanza, l’Italia paga tuttora una decina d’anni di spese incontrollate (gli anni ’80 del novecento), non accompagnate da sufficiente creazione di moneta.
    Ritengo però che si possano e si debbano rivisitare entrate ed uscite dello stato italiano, a cominciare dalle tasse che la chiesa cattolica dovrebbe pagare, per continuare con elargizioni a fondo perduto a scuole private, e agli stessi cittadini, come supplenza a servizi che ritengo essenziali, come per esempio il sostegno alla non-autosufficienza.
    In breve, penso che la politica di offrire sanità, istruzione e mobilità in forma gratuita (cosa che oggi in Italia NON AVVIENE) sia corretta, ma i modi in cui si realizza siano ampiamente migliorabili.

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