Quando a una cena amici vecchi e nuovi ti chiedono “ma tu come fai in questo casino a informarti?” è imbarazzante accorgersi di avere delle risposte, ma di non riuscire a dirle, di avere un pezzo della soluzione qui in funzione da 5 anni e di non essere riuscito a spiegarlo a nessuno, di non essere riuscito a spiegarlo nemmeno a loro ieri sera.
E ancor più se questa disperata e sincera richiesta di aiuto, per quanto male lo stato attuale del sistema dell’informazione ci fa come società (dividendoci), ma anche come individui, iniettandoci angoscia e confondendoci e in definitiva mettendoci al palo e impedendoci di capire, arriva da gente che ha studiato, che fa, che produce arte e comunicazione.
E allora quando i fumi dell’alcol si allontanano inalo l’aria pungente del mattino, accendo la stufa, e ci riprovo. Raga, come in ogni articolo clickbaity che si rispetti, per informarsi bene ci sono quattro semplici regole.
La prima: iconoclastia. Bisogna tornare alla parola scritta, che ti dà il tempo di pensare. Le immagini e ai video ci emozionano e ci coinvolgono prima che la nostra parte razionale possa intervenire.
La seconda: varietà! Leggere un po’ di qua e un po’ di là, cercare sempre nuovi spunti, non dare per scontato che chi ci ha informato ieri sarà in grado di vedere con lucidità anche domani.
La terza: pagare per l’informazione di qualità. Chi lavora per cercare, setacciare, filtrare, distillare e raccontare pezzi di realtà a nostro beneficio deve poter campare. E questo non ha niente a che vedere col copyright, che è solo un artificio legale per vendere meglio le polpette.
La quarta e ultima: prendere il controllo dell’ordine di priorità, della scaletta che controlla il poco tempo che dedichiamo tutti i giorni a informarci. Se abbiamo buttato a mare le redazioni dei giornali e il loro sistema di controllo centralizzato, che dava ordine al caos, non per questo dobbiamo gettarci in pasto ai nuovi padroni dell’algoritmo. Posto che un algoritmo che faccia fare agli ordinateurs il loro mestiere di ordinare è necessario, quello che vuoi è che l’algoritmo sia dalla tua parte.