Funzionamento del GIS 9 / 10: Business model

Parte di una serie di 10 brevi post sulle funzioni e benefici per l’utente della componente di aggregazione delle notizie della piattaforma del Gruppo di Informazione Solidale (GIS, vedi FAQ qui e manifesto qui). Vedi qui per il primo con il piano di tutti i post della serie.

Quando su internet all’inizio degli anni 2000 apparve l’User Generated Content su scala massiccia (prima con i siti personali e poi con i blog), ci fu un proliferare di servizi di aggregazione, resi possibili dallo standard RSS per la pubblicazione dei feed. Ma chi si ricorda più di google reader, fever, newsgator, digg, reddit, delicious, etc. ? tutti morti o acquisiti o riconvertiti, o usati solo in nicchie particolari, per non esser riusciti a dimostrare un modello di business profittevole, e per essere stati di fatto schiacciati dagli OTT.

Sembra chiaro che non può esistere un business model commerciale di successo per l’aggregazione di notizie: non esiste uno spotify o netflix dell’informazione (in realtà ci sarebbe l’olandese blendle che ci sta provando, ma senza molto successo, pare). Da un lato gli editori non vogliono intermediari, dall’altro gli OTT e i social network generalisti offrono servizi gratuiti che si sovrappongono a quelli offerti da un aggregatore …

Ma noi crediamo che ci sia spazio per un’alternativa: un intermediario no-profit ed etico, sulla falsariga dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) o nel mondo anglosassone dei farmer’s markets e CSA (Community Supported Agriculture): il GIS (Gruppo di Informazione Solidale) !

Come in molti settori, anche in quello dell’informazione giornalistica siamo percorrendo una strada che parte da un sistema inter-mediato pre-esistente (giornali cartacei: editori, distributori, edicole), passa per una prima dis-intermediazione selvaggia (primi anni di informazione digitale: gli utenti cercano da soli il contatto con i produttori saltando tutti i passaggi intermedi) per arrivare all’anti-disintermediazione (si consolida il panorama digitale e gli OTT si riprendono il ruolo di intermediari). Il GIS è una forma di contro-antidisintermediazione, e si propone come intermediario tra i lettori e i produttori di informazione.

Qual’è dunque il business model del GIS ? Non esiste !

Per essere più sicuri possibile di essere no-profit, il GIS attualmente opera addirittura senza toccare i denari.

Sono direttamente i soci che sostengono i costi per il funzionamento della piattaforma, tramite donazioni e versamenti a titolo personale ai fornitori dei rispettivi servizi. Per garantire che tutti contribuiscano in pari misura, teniamo una contabilità e occasionalmente ci sono delle compensazioni tra soci.

Da un’analisi di mercato fatta in casa risulta che in Italia ogni cittadino (inclusi i lattanti) spende per informarsi 140 €/anno a testa, di cui 60 €/anno senza accorgersene e senza poter scegliere (canone RAI tasse e pubblicità), e 80 €/anno per una decisione “libera”.

Su questa base è stato definito il “canone” del GIS in 0,15 € / giorno, pari a 54,75 € / anno; questa è la cifra che in media ogni socio deve contribuire.

Per concludere, annunciando questa serie di post su Mastodon avevo promesso GIF animati, siamo quasi alla fine e ancora niente. Eccone qua una per rimediare (tratta dall’episodio “Gnomes” di South Park – 1998):

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